rassegna stampa

Regole da scuola calcio. Fra capigliature e canti

Ai genitori, la Roma ha consegnato un regolamento: in 20 pagine c’è tutto quello che la famiglia deve sapere e che i bambini devono rispettare.

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C’era una volta il Centro Calcio Federale dell’Acqua Acetosa. E centinaia di bambini che ogni pomeriggio coloravano il Giulio Onesti di blu. Chiuse nel 2009, da quel giorno l’unico blu rimasto è quello delle Nazionali giovanili in ritiro. Capiterà ancora, ma ora tutto intorno è giallorosso. Da una settimana, la scuola calcio della Roma — una novità per il club — si è insediata a pieno regime nel centro del Coni: hanno iniziato anche i più piccoli, i classe 2009. Quelli che ce l’hanno fatta a superare le selezioni sono circa 300, con 30 istruttori (tra i preparatori dei portieri anche Pietro Pipolo, ex giovanili giallorosse), fisioterapista e psicologo sempre a bordo campo e un responsabile per fasce di età perché, visto l’elevato numero di iscritti, è stato formato più di un gruppo di coetanei. RegolamentoL’iscrizione costa 850 euro, kit compreso. Ai genitori, la Roma ha consegnato un regolamento: in 20 pagine c’è tutto quello che la famiglia deve sapere e che i bambini devono rispettare. Si parte con la Carta dei Diritti dei ragazzi allo Sport di Ginevra (1992), ma si va ben presto nello specifico. «È assolutamente vietato cambiarsi nelle macchine o in altro posto che non sia lo spogliatoio», «La borsa non potrà essere sostituita da zaini, buste di plastica o altro». C’è persino il vademecum su come personalizzare i kit per non confonderli. «Posizionamento retro colletto, stampa colore bianco in stampatello, iniziale nome puntato e cognome per esteso». Ci sono anche numerose indicazioni didattiche ed educative, poi si torna alle regole. «Gli allievi non devono portare anelli, orologi e orecchini, non potranno avere tagli di capelli non consoni e/o colorazioni difformi dal naturale». 

Inni e alimentazione Ce n’è pure per i genitori, a cui è fatto divieto di interferire sulle decisioni degli allenatori. Come a dire: lasciateli lavorare, è meglio per tutti. Tra le regole, non c’è invece quella di imparare l’inno della squadra, cosa che invece succede nella scuola calcio della Lazio. Anch’essa con un vademecum per le famiglie — ci sono anche dei consigli sull’alimentazione — ma meno dettagliato.C’è pure Totti jr A Cristian Totti, i consigli su cosa mangiare non servirebbero: papà Francesco è talmente in forma che a casa non si sgarra. Con i classe 2005, anche Cristian — una volta alla settimana — si allena all’Acqua Acetosa anziché a Trigoria. E ha tutto il diritto di godersi la sua infanzia, come un bambino con un cognome qualsiasi.