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La Gazzetta dello Sport

Ranieri: “Lo scudetto mancato con la Roma dispiacere enorme. Mourinho unico”

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Il tecnico testaccino, ora al Watford, a pochi giorni dai 70 anni ripercorre le tappe della sua carriera: "Forse se quell'anno avessi iniziato dalla prima giornata..."

Redazione

Tra pochi giorni compirà 70 anni uno dei signori del calcio, italiano e mondiale. Claudio Ranieri ha fatto la storia di questo sport, in Inghilterra così come in Serie A e nella Roma, soprattutto per la grande passione e la dedizione ai colori giallorossi. Il tecnico testaccino, da pochi giorni nuovo manager del Watford, ha parlato a 'Sportweek', settimanale de 'La Gazzetta dello Sport':

CR70, preparate le magliette. I 70 anni li leggo sul passaporto, ma la verità è che non penso mai all’età. Sono un uomo fortunato: faccio il lavoro che mi piace. L’entusiasmo è la mia stella polare: ritrovarmi sul campo, a respirare l’odore dell’erba, vivendo l’adrenalina quotidiana del mestiere, è una bella cosa.

Torniamo all’inizio della lunga camminata: Ranieri bambino. Vivevo tra San Saba e Testaccio. Giocavo a pallone tutto il giorno e andavo in bicicletta. Mia madre aveva paura che in strada potesse succedermi qualche guaio e mi iscrisse a una scuola a La Storta, il Sant’Eugenio, dove trascorrevo la settimana. Studiavo, non andavo in giro e giocavo a calcio. La prima squadra fu il Dodicesimo giallorosso. Ci allenavamo sul campo vicino a quello della Roma primavera e fu questa la situazione che mi portò alla Roma di Helenio Herrera.

Il trittico Juventus-Roma-Inter. Lo scudetto mancato a Roma fu un enorme dispiacere: la mia

città, la mia gente, la mia squadra. Ci giocammo tutto nella partita con la Sampdoria, ma subentrai alla terza giornata e magari se avessi guidato la squadra dall’inizio, sarebbe finita diversamente.

José Mourinho, dopo l’esonero di Leicester, si presentò in conferenza stampa indossando una T-shirt con le iniziali CR in omaggio a Ranieri. Dopo le baruffe dei tempi di Roma, un bel gesto. Mourinho è unico, un grande allenatore e un super motivatore. Mi manifestò la sua solidarietà dopo l’addio al Leicester e fu il primo a congratularsi con me dopo la firma con il Fulham. Gli auguro ogni bene alla guida della Roma.

In trentacinque anni di carriera è ragionevole pensare che abbia allenato un migliaio di calciatori e tra questi diversi campioni. In Italia mi vengono subito in mente Zola, Batistuta, Totti. Ma per non fare torto a nessuno, cito un paio di calciatori inglesi ai quali sono legato: Terry e Lampard. Il primo lo vidi per la prima volta in allenamento con l’Under 23 del Chelsea e dopo mezz’ora decisi che doveva stare con la prima squadra. In difesa avevo la coppia centrale campione del mondo Leboeuf-Desailly, ma io cominciai a utilizzare spesso Terry. Lampard arrivava dal West Ham. Gli dissi: 'Dalla metà campo in su non devo insegnarti nulla. Posso migliorarti dalla metà campo in giù'.

Le offerte dall’estero che non si sono mai concretizzate? Brasile, Messico, Russia, Emirati,

Qatar. Per principio ascolto tutte le proposte, poi scelgo in base ai programmi.