Ralf Rangnick, il “trainager” - trainer e manager come si è definito lui stesso - più celebre di questi tempi, a 62 anni, sgretolatosi nel finale il progetto che lo ha visto ad un passo dal Milan, torna a far parlare di sé perché la Roma lo ha inserito nella lista dei candidati stranieri al ruolo di primo direttore sportivo dell’era Friedkin, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport.
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Rangnick, un “trainager” per la Roma: i pro e i contro di una scelta che fa discutere
Friedkin rassicura Fonseca e inserisce il tedesco nel casting per il nuovo d.s. Così tre ex dirigenti giudicano la scelta
Ma parlare di Rangnick come d.s., naturalmente, sembra assai riduttivo, visto che i 36 anni nel calcio ("20 da allenatore, 6 da direttore sportivo e 10 da trainager", ha raccontato due giorni fa al Corriere della Sera) lo fanno un dirigente che in pratica risponde solo alla proprietà.
In ogni caso, l’apertura al club giallorosso c’è già stata. Sarà lui il leader della rinascita? Pro e contro non mancano, e ce lo fanno capire tre dirigenti di altissimo profilo, che in anni diversi sono stati nelle stanze dei bottoni di Trigoria, prima di continuare fortunate carriere altrove. Gian Paolo Montali (ex direttore generale e ora d.g. del Progetto Ryder Cup 2022), Umberto Gandini (ex a.d. e ora presidente della Lega Basket) e Walter Sabatini (ex d.s. e ora coordinatore delle aree tecniche di Bologna e Montreal).
"Indubbiamente è un personaggio che sa autopromuoversi. Di sicuro sa scovare talenti e valorizzarli. - dice Gandini - Con lui si volterebbe davvero pagina, cominciando un progetto nuovo a medio termine. Si capisce che uno come Rangnick pretende carta bianca. Certo, il calcio italiano ha delle specificità tutte sue. Tutto dipende, però, dai piani dei proprietari. Soprattutto in una piazza come Roma, credo che conti la chiarezza. Bisognerebbe dire ai tifosi, magari, che occorrerà tempo per avere una squadra vincente".
"Non credo che la questione di venire da una cultura calcistica diversa dalla nostra possa essere un problema. - il pensiero di Montali - Io sono passato dalla pallavolo al calcio fino al golf senza difficoltà. Rangnick parla di lavoro di squadra. Giusto. Essere leader è importante, ma bisogna anche saper delegare.Naturalmente, le perplessità ci sono"
"A prescindere dalla levatura del personaggio, di cui parla la storia recente, dopo il Milan mi sembrerebbe una scelta di seconda mano, che in ogni caso risolverebbe non bene un problema per aprirne un altro. - dice Sabatini - Se arrivasse uno come lui, Fonseca si dovrebbe dimettere. Per tutti gli allenatori, a meno che abbiano poca personalità, lui sarebbe una specie di tutor ingombrante. Si dice che crei ricchezza, ma ha avuto anche la Red Bull alle spalle. E poi il calcio italiano ha le sue specificità".
Intanto, Fonseca ha ricevuto l’attesa benedizione da parte del presidente Dan e suo figlio Ryan grazie a una video chiamata. Il senso del messaggio è stato questo: speriamo di cominciare insieme un percorso vincente che ci porterà lontano.
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