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rassegna stampa

Quanto affetto per Toninho Cerezo. 65 anni sempre da “professionista”

Non era la stella della squadra: nella Roma c’erano Falcao e Conti nella Samp Mancini e Vialli, ma era il faro del gruppo

Redazione

Le sue due ex squadre lo hanno ricordato, sul suo telefono sono arrivati decine di messaggi di auguri, tanto da fargli dire: "Non pensavo ci fosse ancora tutto questo affetto per me". In queste ore, compiuti 65 anni, Cerezo ha potuto ricordare le due coppe Italia vinte con la Roma, le discussioni animate col presidente Viola, che prima lo aveva voluto e poi aveva scelto di cederlo, l’arrivo alla Samp dove qualcuno lo definì "vecchio e lento" e i trionfi in blucerchiato, scrive Chiara Zucchelli su La Gazzetta dello Sport. In Europa non è riuscito a vincere la Champions ma a casa può spolverare una bacheca ugualmente piena di trofei.

Oltre al tricolore e alle coppe Italia, una Supercoppa italiana, una Coppa delle Coppe, due coppe Intercontinentali e una Libertadores. Oggi un centrocampista per avere un palmares del genere dovrebbe giocare, almeno, in squadre di primissimo piano, mentre la forza di Cerezo, in Italia, è stata quella di essere un punto di riferimento di club poco abituati a vincere.

Non era la stella della squadra, c’erano Falcao e Conti da una parte, Mancini e Vialli dall’altra, ma era il faro del gruppo, colui che dettava i tempi, gli inserimenti, ripuliva i palloni e, quando serviva, segnava. Perché i gol non solo si contano, ma si pesano anche. E lui mise la firma nel giorno dello scudetto della Samp e nel giorno della Coppa Italia vinta dalla Roma nel 1986, sua ultima apparizione in giallorosso. La Roma l’ha inserito nella sua "Hall of fame" la Sampdoria lo ospita a Marassi ogni volta che ne ha voglia.

Un grande professionista, che da quasi 40 anni, nell’immaginario dei tifosi, va a letto presto la sera di Capodanno.