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Pronto Soccorso Inter. La scossa dei dirigenti a Inzaghi: ora scelte nette

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Il cambio di rotta, necessario, deve essere pure rapido: la richiesta non può che avere i caratteri dell’urgenza perché perdere altro terreno sarebbe sanguinoso

Redazione

Non drammatizzare, è il mantra di tutti i nerazzurri attorno al tavolo della pace di Appiano scrive Filippo Conticello su La Gazzetta dello Sport. L’Inter, intesa come dirigenza e staff tecnico riuniti faccia a faccia per quasi un’ora, punta a evitare l’aggiunta di altre tensioni in un momento già di suo delicato. Un po’ perché i punti (pochi, comunque...) sono gli stessi dell’anno scudettato di Conte e un po’ perché questa liturgia si celebra spesso ad Appiano. Quasi ogni giorni Beppe Marotta, assieme a Piero Ausilio e Dario Baccin, si infilano nell’ufficio di Simone Inzaghi per dare insieme la rotta. Ma mai come stavolta il tecnico è sembrato in difficoltà e, anche per questo, quanto accaduto ieri ha caratteristiche del tutto diverse rispetto al passato. Non era un incontro di routine, ma il primo momento di confronto dopo il disastro di Udine, anticipato da un passaggio presidenziale tutt’altro che banale: tranquillizzando per primo Simone, Zhang ha aperto la strada per il successivo summit più “tecnico”. Insomma, è stata l’occasione giusta per tirare una riga dopo un inizio così balbettante e provare a ripartire di slancio. Da Inzaghi a Marotta tutti hanno convenuto sul concetto più alto: l’Inter non è evaporata in una nuvola di zolfo. Esiste, è reale, ha valore e la strada maestra è ben visibile là davanti: c’è ancora tempo e spazio per percorrerla e mirare alla vetta in campionato. Insomma, l’ottimismo resiste, ma il prossimo mese e mezzo sarà comunque decisivo per le sorti del Simone bis: durante la sosta Mondiale verrà emessa sentenza definitiva.

Il cambio di rotta, necessario, deve essere pure rapido: la richiesta dei dirigenti non può che avere i caratteri dell’urgenza perché perdere altro terreno sarebbe sanguinoso. Ma sarà un lavoro di squadra, un gioco di sponda, tra staff e società anche perché ancora più stretto sarà l’intreccio. Pensare a un Inzaghi “sotto tutela” non significa minimamente che ci sia un commissariamento in atto: resta la totale libertà sulle scelte, dagli 11 iniziali ai cambi. Semmai, significa vicinanza perfino maggiore, sia nella quotidianità di Appiano sia nei rapporti col mondo esterno e i senatori del gruppo.

Più in generale, però, il guaio dell’Inter è nei pensieri. È conficcato nella testa di giocatori divorati dall’ansia. Il pronto soccorso di ieri ad Appiano ha avuto quindi la forma di una seduta psicoterapica: l’Inter dopo la sosta deve rinascere “leggera” nel cuore e nel pensiero. La famosa “tenuta mentale” improvvisamente sparita andrà ritrovata in qualche angolo di Appiano. E a Inzaghi il compito di cementare le vecchie certezze del gruppo: più coesione nei reparti, più tenuta difensiva visti i gol regalati qua e là, ma soprattutto zero atteggiamenti svogliati, basta mancanza di cattiveria. In questa Inter si sbraccia e ci si lamenta un po’ troppo: è evidente a tutti, da chi discute ad Appiano al tifoso che urla sui social. È pur vero che in quella stagione di grazia 2020-21 Conte nelle sette partite iniziali mise in cascina appena dodici striminziti punti, ma quell’Inter tricolore vinse di slancio le successive otto. Fu un segnale di calma e potenza: anche adesso, come allora, Lukaku può guidare la riscossa e non è cosa da poco.