rassegna stampa

Progetto stadio soltanto ad aprile. Lavori a fine anno

I tempi per la costruzione dello stadio fortemente voluto da Pallotta si allungano

Redazione

Più che le indagini della Procura, preoccupano i tempi. Dilatati già di sei mesi rispetto alle previsioni iniziali, potrebbero allungarsi ulteriormente: il nuovo stadio della Roma è diventato un progetto molto affascinante ma altrettanto ambizioso. L’impianto di ultima generazione, gli spazi dedicati all’intrattenimento, il centro commerciale, il Business park. Tutto ampiamente previsto. Sono le opere pubbliche imposte dal Comune, implementate fino a circa 320 milioni di euro, che hanno fatto sballare i calcoli, allargando confini e, soprattutto, budget del progetto. Ecco spiegato perché da due mesi e mezzo — il 22 dicembre l’Assemblea capitolina approvò la delibera sulla «pubblica utilità» dell’opera — trenta persone sono al lavoro sui progetti esecutivi, costati già circa venti milioni di euro. Il Comune li aspetta, per «vistarli» e inviarli alla Regione, che entro 180 giorni dovrà convocare la Conferenza di servizi con tutti i soggetti interessati e confezionare il proprio dossier, da rispedire in Campidoglio dove il progetto diventerà definitivo e i lavori potranno cominciare. I tempi? Non prima di aprile la presentazione dei progetti esecutivi sull’opera nella sua complessità. Non prima di fine anno, a questo punto, l’inizio dei lavori. Col rischio non così peregrino di sbarcare nel 2016 senza aver posato la prima pietra, il che potrebbe costringere Pallotta a pagare delle penali ai finanziatori dell’opera.

DUE FASCICOLI In questo quadro, le notizie che arrivano dalla Procura di Roma non sono esaltanti, ma nemmeno tanto preoccupanti. Oltre ad un ricorso al Tar del Lazio di uno dei proprietari delle aree (appena 7.000 mq) da espropriare (la Cogemi), ci sono due fascicoli aperti, ma solo uno, quello nato da due esposti del Movimento 5 Stelle e del Comitato Tor di Valle, riguarda direttamente il progetto-stadio, contestato nel merito («Un’enorme speculazione edilizia», ripetono da mesi i grillini) e nel metodo politico che si è scelto per valutarlo e approvarlo (e qui nel mirino ci sarebbero sindaco e giunta). L’altro è il filone romano di un’inchiesta sul fallimento della Sais, la società della famiglia Papalia che gestiva l’ippodromo di Tor di Valle e che ha venduto per 42 milioni di euro al costruttore Luca Parnasi gran parte del terreno sui cui sorgerà lo stadio della Roma (contratto, peraltro, già finito sotto la lente del tribunale fallimentare). Il sostituto Mario Dovinola e l’aggiunto Nello Rossi indagano per bancarotta fraudolenta. Ma ormai da un paio d’anni.