Se glielo avessero detto un anno fa, Miralem Pjanic lo avrebbe sperato ma non ci avrebbe creduto fino in fondo. A Natale del 2013 discuteva il rinnovo di contratto con la società (e fu Pallotta a rassicurarlo, proprio alla festa natalizia) ma non aveva ancora ben chiaro il suo futuro. Perché i grandi club lo cercavano e l’accordo economico con la Roma era ancora lontano. Il rinnovo poi è arrivato e si è ritrovato da centrocampista con la valigia a centrocampista indiscusso e indiscutibile della Roma.
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Tra presenze e punizioni il 2014 record di Pjanic. I compagni di reparto
Se glielo avessero detto un anno fa, Miralem Pjanic lo avrebbe sperato ma non ci avrebbe creduto fino in fondo
LA CERTEZZA È un punto fermo del centrocampo, Pjanic, e non solo per le sue prestazioni. Chi per un motivo chi per l’altro, gli altri compagni di reparto vivono una situazione più precaria: la vive Radja Nainggolan, che ha giocato 16 partite su 16 ma si trova al centro del mercato perché, grazie alle sue prestazioni da incorniciare, il riscatto della seconda metà è diventato più complicato del previsto. La vive Daniele De Rossi, che ha chiuso l’anno con un posto da titolare non più certo come in passato. La vive Seydou Keita, che sta per partire per la Coppa d’Africa, anche se rispetto a Gervinho potrebbe tornare prima perché il suo Mali non è tra le favorite. E la vive Kevin Strootman, che non vede l’ora di mettersi alle spalle un 2014 da incubo. Proprio l’olandese nelle intenzioni di Garcia e dei compagni dovrà essere l’uomo in più della seconda metà del campionato, ancora accanto a Miralem.
CONTINUO Il quale, dopo le vacanze in famiglia, è pronto ad occupare di nuovo il suo posto a centrocampo: le ferie per lui sono state più lunghe rispetto agli altri, avendo saltato l’ultima partita del 2014 per squalifica, ed è stato anche un bene, visto che raramente in passato prima della sosta Pjanic aveva giocato così tanto: lo scorso anno 15 presenze, come in questa stagione, e il primo stop (ironia della sorte) proprio per squalifica contro il Milan. La stagione precedente, con Zeman, aveva saltato 5 partite, con Luis Enrique 3, nell’ultimo anno in Ligue 1 era andato in panchina senza entrare un paio di volte. La continuità con cui ha giocato quest’anno è segno di una maturità mai avuta prima, nelle prestazioni e nel fisico, visto che mai come ora Pjanic si allena senza problemi.
IL MODULO La sua importanza e la sua duttilità poi ne fanno un giocatore chiave per Garcia che, proprio in base alle sue caratteristiche, spesso cambia modulo. Dall’inizio o a partita in corso, quando la Roma si schiera col 4-2-3-1 lui diventa il trequartista alle spalle della punta e si trova a giocare nel ruolo in cui è cresciuto e che più ama. L’interno di centrocampo lo fa più per necessità, mettersi dietro la punta è la cosa che gli permette di esprimere meglio le sue qualità. «Ma io — ha detto qualche tempo fa — mi metto sempre a disposizione perché sono convinto che giocare qualche metro più avanti o più indietro non faccia poi tanta differenza».
RE DEI PASSAGGI La differenza la fanno, invece, i calci piazzati. Il «boss», come lui stesso ha definito Totti, gli dà volentieri l’occasione di calciare le punizioni e Miralem è diventato il calciatore con la percentuale più alta di realizzazioni negli ultimi 3 anni: 13% contro il 12% di Pirlo. Una statistica che a Pjanic ha fatto piacere scoprire, lui che tutti giorni dedica almeno una ventina di minuti ai tiri da lontano. Per quelli da vicino non ne ha bisogno: con 1.012 è il primo giocatore della Serie A per passaggi riusciti. Il secondo è Marchisio con 938, 74 in meno del bosniaco.
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