rassegna stampa

Prandelli studia una Nazionale alla “romana” De Rossi la chiave

(Gazzetta dello Sport – M.Cecchini) Non sarà l’elegante e démodé Craven Cottage – dove stasera gli azzurri affronteranno l’Irlanda – il laboratorio in cui prenderà forma l’Italia 2.0.

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(Gazzetta dello Sport - M.Cecchini)Non sarà l’elegante e démodé Craven Cottage - dove stasera gli azzurri affronteranno l’Irlanda - il laboratorio in cui prenderà forma l’Italia 2.0. La notte londinese, infatti, sarà un mix tra indispensabile pragmaticità da preparazione in corso ed esami di maturità per chi aspetta di staccare l’ultimo biglietto per il Brasile. Ciò non toglie che l’azzurro mondiale racconterà moduli diversi, perché Cesare Prandelli sa che fermarsi a un solo modulo significherebbe inaridire la pianta della sorpresa. Ma gli alambicchi dello stregone sono pronti e così sta per nascere un’Italia «segreta», una sorta di Italia alla romana che, fra cambi d’interpreti in corsa, può far virare lo storico 4-3-1-2 che vedremo stasera all’opera contro l’Eire, in uno sperimentale 4-1-3-2, parente prossimo (con variazione in corso durante uno stesso match) di un 3-5-2 da battaglia che potrebbe essere schierato ad esempio contro big come la Spagna.

FULCRO DE ROSSI  In questo gioco d’incastri - come ha detto lo stesso c.t. al gruppo - tutto ruota intorno alla posizione di Daniele De Rossi, che Prandelli ha sempre più intenzione di far scivolare tra i due centrali difensivi, cosa che spesso il centrocampista ha fatto nel suo club sia sotto la gestione di Luis Enrique che in quella di Rudi Garcia. Questo consentirebbe agli esterni difensivi di sganciarsi con più serenità. E se a quel punto sulla fascia sinistra De Sciglio potrebbe sfruttare meglio le sue caratteristiche di spinta rispetto al jolly Chiellini - pronto a ricoprire il suo ruolo naturale di centrale - a destra Abate o ancor più Romulo (se supererà il taglio: non è in perfette condizioni fisiche) avrebbero un binario da percorrere senza soste.

DOPPIO PLAY  Ma non è tutto. Un De Rossi pronto a compiere quei movimenti difensivi a lui noti, consentirebbe a Verratti - se confermerà le voci che lo vogliono in vantaggio su Parolo e Aquilani - di poter agire non solo come vice Pirlo - ruolo in cui la sua vocazione al dribbling e all’ammonizione facile per ora potrebbero penalizzarlo -, ma anche in coppia con Pirlo, nei tre che si muovono costantemente alle spalle delle due punte, lasciando così Marchisio e Montolivo a contendersi una maglia per la mediana. Se l’esperimento funzionerà - e il primo test dall’inizio potrebbe esserci nell’amichevole di Rio de Janeiro contro il Fluminense l’8 giugno - il sacrificato potrebbe essere Thiago Motta (meno rapido e aggressivo dell’abruzzese). Ma ovviamente si tratterebbe di una rinuncia mascherata, perché in un Mondiale così faticoso l’italo-brasiliano potrebbe essere candidato a rivestire anche lo stesso ruolo di De Rossi qualora il romanista dovesse tirare il fiato. Insomma, l’idea di base è quella che - se Daniele agisce come nel club - Pirlo e Verratti facciano un po’ come Strootman e Pjanic in giallorosso, anche se nessuno dei due ha davvero le stesse caratteristiche fisiche dell’olandese. Come si vede, il confine tra arma segreta e azzardo e (al solito) sottile, ma la gestione Prandelli ha nella costruzione del gioco il proprio marchio di fabbrica. E la ricerca della bellezza, a volte, ha nel rischio l’inevitabile (e doveroso) prezzo da pagare.