Il possesso-palla è ormai diventato una categoria dello spirito, qualcosa che caratterizza e denota, e spesso lo si tira in ballo per spiegare una ragione e pure il suo contrario. E’ un po’ come tutti i concetti filosofici: sono malleabili, plastici, si adattano alle circostanze. La sfida tra Roma e Sassuolo ne è la prova. I giallorossi di Garcia gonfiano il petto al pensiero di una rimonta riuscita proprio al tramonto della partita e ripetono con orgoglio: «Eravamo in dieci, ma abbiamo avuto il 77,3 per cento di possesso palla». Verissimo, e ciò dimostra che il pallone è stato per lungo tempo nei piedi dei giocatori della Roma, ma non dice quanto questo possesso sia stato efficace. E’ la qualità, mica la quantità, a fare la differenza. Prendete il Sassuolo: ha impostato la gara cercando di chiudere gli spazi agli avversari e ripartendo in contropiede. Il possesso-palla degli emiliani è stato del 22,7 per cento, finora record negativo di tutto questo campionato. Eppure, nonostante questo dato, la squadra di Di Francesco è stata a lungo in vantaggio e il successo le è sfuggito soltanto a un passo dal traguardo. Che significa? Che il Sassuolo ha gestito con saggezza e coraggio le poche occasioni avute.
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Poco possesso palla Il Sassuolo brilla con pressing e velocità
Nel primo tempo, cioè nel periodo in cui il Sassuolo ha costruito il doppio vantaggio, il possesso-palla è stato addirittura del 18,1 per cento. Un’inezia. Ma quel poco è bastato a verticalizzare immediatamente e a concludere con precisione
Nel primo tempo, cioè nel periodo in cui il Sassuolo ha costruito il doppio vantaggio, il possesso-palla è stato addirittura del 18,1 per cento. Un’inezia. Ma quel poco è bastato a verticalizzare immediatamente e a concludere con precisione. Merito del pressing che i centrocampisti e gli attaccanti di Di Francesco hanno portato sugli avversari: movimenti in perfetta sincronia, Zaza che va a disturbare Manolas nel momento in cui imposta l’azione, e contemporaneamente le punte esterne si stringono e i centrocampisti Taider e Brighi si «alzano» a marcare De Rossi. Un simile atteggiamento, decisamente coraggioso, ha mandato in tilt le certezze della Roma. E Missiroli, ex trequartista piazzato davanti alla difesa, ha governato le ripartenze e ispirato il secondo gol di Zaza. Il centrocampista di Di Francesco ha fatto pesare esperienza e senso tattico: 3 contrasti vinti su 4, 3 palloni intercettati, 8 recuperi. Utile ed efficace, Missiroli.
Garcia, per spiegare la prova della sua squadra che ha giudicato ampiamente positiva, si è soffermato a parlare di numeri. Ha detto che i suoi sono stati bravi perché, in dieci, hanno effettuato 40 cross (non proprio, i traversoni sono stati 25), e hanno calciato 24 volte verso la porta (esagerato: i tiri sono stati 13, 5 nello specchio e 8 fuori). Avrebbe potuto aggiungere che la sua Roma ha toccato 843 volte il pallone (gli avversari si sono fermati a meno della metà: 407) e ha avuto il 57 per cento del vantaggio territoriale. Ma tutte queste cifre non spiegano la facilità con cui il Sassuolo, nel primo tempo, ha messo alle corde la difesa giallorossa, ha tolto aria ai centrocampisti e ha colpito con lucidità e rapidità. L’impressione è che il possesso-palla e i numeri della partita siano appigli ai quali Garcia si aggrappa per non guardare in faccia i problemi.
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