Dieci. Per impegno e cattiveria, ma non solo. Perché Giovanni Simeone ci ha creduto davvero fino alla fine, ha lottato a lungo da solo lì davanti, senza mai rinunciare ad un duello (41 totali, più di chiunque altro), ad una spallata, a un tu per tu con Fazio e Manolas (o Juan Jesus più avanti) o ad una corsa utile anche solo a pressare i portatori di palla avversari, scrive Andrea Pugliese su "La Gazzetta dello Sport". E poi dieci per il pensiero finale, intimamente dedicato ad Astori. "La nuova Fiorentina nasce da lui, da Davide, solo da quello", le sue parole pregne di commozione. Dieci perché il gol di ieri lo porta proprio in doppia cifra in un campionato in cui Giovanni Simeone ha dovuto soffrire, faticare, crescere strada facendo.
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L’attaccante della Fiorentina in doppia cifra per il secondo anno di fila. Pioli: "È sereno e leggero, sta facendo benissimo"
Quello di ieri è soprattutto un gol clamoroso per caparbia, cattiveria agonistica, fame e capacità di costruzione. Simeone se l’è davvero costruito da solo il 2-0, saltando di netto Manolas, respingendo con una spallata Bruno Peres quasi come fosse un punchball e bruciando Alisson in scivolata. "Ma io devo solo pensare a continuare a far gol e ad aiutare la squadra – dice –. Ho 22 anni, so che posso crescere e dare ancora molto di più". Già, forse è vero. Ma intanto Pioli se lo coccola. "Sta maturando, pensiamo che è solo il secondo anno che gioca in Italia – dice il tecnico viola –. Il nostro campionato magari non sarà il migliore, ma è sicuramente il più difficile dal punto di vista tattico. A Giovanni la prestazione non è mai mancata, anche se da un centravanti si attendono solo e sempre i gol. C’è stato un momento in cui lui lo cercava troppo e quando lo cerchi il gol poi non arriva. Ora lo vedo più sereno, più leggero. E infatti sta facendo molto bene".
"Credo che questa sia proprio la nostra forza e cioè il fatto di dare tutto in ogni partita – continua Simeone –. Il gruppo è molto unito e tutti corrono anche per gli altri. Sono molto orgoglioso di ognuno dei miei compagni. Pensando a tutte le difficoltà che abbiamo avuto, siamo stati uniti in ogni giorno e questa è una cosa che ci ha dato forza. Dopo ogni allenamento, ad esempio, nessuno di noi vuole andare a casa perché è l’unico modo per non pensare a ciò che ci è successo". Esattamente come lui non ha pensato neanche un attimo a quegli epiteti finali che gli hanno riservato i tifosi della Roma al momento del cambio con Falcinelli. La causa è facilmente rintracciabile nella lazialità di papà Diego. A Giovanni, però, cose così scivolano addosso, mentre lo stadio lo insultava lui pensava semplicemente a incoraggiare i compagni.
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