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ROME, ITALY - FEBRUARY 23: Gianni Petrucci president of C.O.N.I. attends a meeting to unveil the City of Rome's projects for the 2020 Olympic Games bid on February 23, 2011 in Rome, Italy. (Photo by Paolo Bruno/Getty Images)
Gianni Petrucci, ex presidente del Coni e adesso alla guida della Federbasket, ha rilasciato un'intervista alla Gazzetta dello Sport in cui ha raccontato il percorso della sua carriera, ricordando anche, da laziale, il suo passato alla Roma.
È stato vice presidente della Roma. Lei, laziale...
"Un'idea di Andreotti. Mesi di contestazione e due vigilantes che mi seguivano ovunque".
Laziale da sempre?
"Lazialotto. Andavo a salutare la squadra che partiva per le trasferte dalla Stazione Termini, seguivo gli allenamenti a Tor di Quinto. Ricordo il gol di Seghedoni annullato in un Lazio-Napoli perché c'era un buco nella rete e così la palla uscì dalla porta dopo che vi era entrata. Ero in curva, come sempre".
Il basket resta sempre la sua passione, non foss'altro perché è ancora presidente Fip.
"Certo. E mi arrabbio quando ci sminuiscono. Dopo il calcio, nel mondo è lo sport più conosciuto".
Emozioni da ricordare?
"Il Mondiale di calcio vinto nel 2006. Nel basket i due successi agli Europei con Gamba e lanjevic".
Una partita indimenticabile.
"Italia-Australia sempre del 2006, a Kaiserslautern. Al rigore di Totti, al 95', impazzii totalmente, feci le scale di corsa e scesi in campo ad abbracciarlo. Mi rovinai il vestito ma chissene fregava".
Delusioni?
"Un bel po' di casi di doping. I nomi li conoscete, non mi va di citarli tutti. Purtroppo c'è anche Maradona, per me il più grande di tutti, altro che Pelé".
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