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Ora o mai più. Perché senza Paulo Dybala, adesso tocca a Lorenzo Pellegrini prendere per mano la Roma e provare a portarla il più in alto possibile, magari anche in Champions League, scrive Andrea Pugliese su La Gazzetta dello Sport. Del resto, se c'è un giocatore nella Roma che arriva subito dopo l'argentino per qualità tecnica e fantasia quello è proprio il capitano giallorosso. Che adesso ha nove partite, di fatto nove finali davanti a sé per cercare di dare un senso a questa stagione. E, forse, anche alla prossima. Il percorso Pellegrini finora ha vissuto una stagione in altalena, con più bassi che alti. Il momento di massima estasi è stato ovviamente il gol segnato al derby, contro la Lazio, lo scorso 5 gen-naio, Tra l'altro, una delle poche fiammate di questa stagione, visto che di gol ne ha segnati solo altri due: al Braga in Europa League e all'Udinese in campionato, su calcio di rigore. Per uno che era abituato a girare in doppia cifra (o giù di lì), sono francamente pochini.
Con queste nove partite Pellegrini può colorare di diverso anche il suo futuro. A oggi, infatti, il domani prevede una probabile separazione, con Inter e Napoli che si sono già fatte sentire nei mesi scorsi e sono pronte ad accoglierlo a braccia aperte. Pellegrini, però, in cuor suo spera sempre che qualcosa possa davvero cambiare e che possa ancora una volta a riprendersi la Roma. Perché in questi anni ha sempre vissuto sulla graticola, con tante gente che lo ha accusato di non avere lo spessore di Totti o De Rossi o anche solo di guadagnare troppo in proporzione al suo valore. Pellegrini ha spesso risposto sul campo, con gol e assist, ma anche con prestazioni di alto livello. Tra l'altro, queste nove partite potrebbero pure fargli superare due totem romanisti nella classifica all-time: Lorenzo oggi è 16° con 312 partite, davanti ha Di Bartolomei (314) e Pruzzo (315, insieme a Panucci). Un motivo in più per lasciare il segno. Da subito, fin da Lecce.
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