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La Gazzetta dello Sport

Pellegrini: “Sfida chiave con Mourinho. Dybala è un grande, ma credo nel mio Betis”

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Il tecnico: "La Roma con il portoghese farà il salto definitivo, si capisce dall’arrivo di Paulo. Nella Liga si gioca il miglior calcio d’Europa"

Redazione

In Sudamerica nel mondo del calcio c’è sovrabbondanza di soprannomi ed etichette, però Manuel Pellegrini "Ingeniero" lo è davvero, scrive Filippo Maria Ricci su La Gazzetta dello Sport. "Mi sono laureato nel 1976, a 23 anni – racconta il 69enne tecnico cileno –. È stata dura e penso che oggi non sarebbe possibile. Io al liceo ero un alunno modello, studiavo sul serio, all’università le mie prestazioni sono calate parecchio. E mi allenavo solo due ore la mattina, partite e viaggi erano meno di oggi. Penso che ora per un calciatore laurearsi in ingegneria sia impossibile. Forse qualcosa di mirato, specifico, ma un corso di laurea impegnativo no".

Analizziamo le sue radici italiane.

"E romane! Mio nonno è arrivato in Cile quando aveva 5 anni, e sua madre era di Roma. Ma non penso di essere parente del capitano della Roma perché mi dicono che i Pellegrini a Roma siano parecchi... I Ripamonti, i nonni materni, invece venivano dal Nord. Parlo italiano e mi sento italiano, sono venuto a fare il corso per allenatori a Coverciano nel 1985 con Fino Fini, ho viaggiato per l’Italia in lungo e in largo, Roma compresa: una città incredibile che non finisce mai di stupire chi la visita. Ci puoi andare trenta volte, troverai sempre qualcosa che non hai visto...".

Adesso ritrova José Mourinho, un allenatore che ha sfidato tante volte in Spagna e in Inghilterra.

"Un allenatore che ha avuto una carriera brillante e che andando alla Roma ha fatto una scelta di maturità. Ricordo che quando io dopo il Real Madrid, che lo prese al mio posto, andai al Malaga disse che lui non avrebbe mai allenato una squadra come il Malaga. Una frase che divenne virale, come si dice oggi. Io ero orgoglioso di essere andato a Malaga perché vivo di sfide e quello era un progetto nuovo, e arrivammo ai quarti di Champions. Credo che a Mourinho sia successa un po’ la stessa cosa: era nell’élite del calcio e ora anche lui vive di sfide, come portare la Roma in Champions, o vincere la Conference League. Ha preso dei giocatori che l’hanno fatto crescere: non è entrato in decadenza, ma ha avuto uscite conflittuali in tutti gli ultimi grandi club dove è stato. Per questo la scelta della Roma mi è parsa un passo di grande maturità, passo che io avevo fatto 10 anni prima andando a Malaga. E ora la Roma ha un grande allenatore con il quale può fare il salto di qualità definitivo, mi sembra un obiettivo chiaro perché stanno comprando grandi giocatori come Dybala".

Il doppio confronto con la Roma?

"Complicato e decisivo, sono 6 punti chiave. La Roma ha le caratteristiche del suo allenatore: difende bene, è aggressiva e cerca di sorprendere il rivale in contropiede. E il Ludogorets ha dimostrato di essere una squadra competitiva".