Dopo le undici ore del primo faccia a faccia, ieri per altre quattro Luca Parnasi, il costruttore ex amministratore unico dell’Eurnova, arrestato nell’inchiesta «Rinascimento» sul nuovo stadio della Roma, ha parlato con i magistrati. Un confronto che era stato richiesto dallo stesso indagato dopo la decisione di Gip e Cassazione di respingere la sua richiesta di scarcerazione, scrive Raffaele Mignano su "La Gazzetta dello Sport". Parnasi è arrivato intorno alle 11,15 di ieri mattina, accompagnato dalla polizia penitenziaria. Nel primo incontro con i pm, l’imprenditore aveva confermato ciò che già emergeva dalle carte dell’inchiesta, sostenendo di avere "pagato tutti" gli schieramenti politici. Bisognerà vedere se il nuovo interrogatorio ha fornito altri elementi e allargato il raggio delle prime ammissioni. I pm avevano dato parere favorevole agli arresti domiciliari per il costruttore, ma il gip non aveva concesso l’attenuazione della misura cautelare spiegando che Parnasi si era limitato a riferire agli inquirenti soltanto fatti già noti e accertati.
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Parnasi ancora interrogato dopo il no alla scarcerazione
Il costruttore ascoltato 4 ore (su sua richiesta) dal pm Zuin. Niente domiciliari per i collaboratori Talone e Mangosi
Niente scarcerazione anche per i manager del gruppo Parnasi Giulio Mangosi (cugino del costruttore) e Gian Luca Talone (commercialista). Il gip Maria Paola Tomaselli ha ribadito ieri il suo no alla concessione degli arresti domiciliari, nonostante la Procura avesse dato parere positivo. Il 6 luglio scorso, lo stesso giudice aveva bocciato le istanze di scarcerazione presentate dalle difese dopo l’interrogatorio che i due indagati avevano reso tre giorni prima. Secondo le prime indiscrezioni, per il giudice Talone e Mangosi nel corso dell’interrogatorio davanti ai pm non avrebbero offerto elementi nuovi alle indagini.
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