La ferita non è rimarginata. Per questo Francesco Totti, parlando del possibile cambio di proprietà della Roma, chiude le porte ad un eventuale ritorno, scrive Massimo Cecchini su "La Gazzetta dello Sport". Insomma, nonostante Dan Friedkin, prima di sbarcare a Londra (dove era ieri), sia stato già in visita a Trigoria, evidentemente il feeling tra l’ex capitano e gli Usa sembra non poter nascere. "Io ho un carattere abbastanza forte e permaloso – dice a Radio Radio –. Quando prendo un percorso lo porto a termine in tutto e per tutto. Se mi venissero a chiedere di tornare alla Roma mi metterebbero in difficoltà, ma direi di no per rispetto della mia decisione. Voglio fare una nuova esperienza. Spero, ma dubito che quest’altro americano possa venire, perché quando metti le mani dentro capisci cosa c’è nella Roma. Spero che i tifosi, me compreso, possano tornare ad alti livelli, con un presidente che possa mettere tanti soldi e vinca tutto, a partire dalla Champions. Nulla da togliere a Pallotta perché ognuno ha i suoi pensieri, però ora vado nella mia direzione".
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Parla Totti: “Anche con Friedkin non tornerò. E Zaniolo penso che andrà via”
L’ex capitano: "Ma dubito che possa venire. Nicolò? Spero che resti a lungo, anche se credo non sarà così"
Poi Totti si dedica a Zaniolo, a cui ha affittato casa. "Lì io ci sono stato per 15 anni, poi ci ho messo Alisson, che è diventato il portiere più forte del mondo, adesso c’è Zaniolo. Sarà una casualità, però...". Non esclude, però, di dover trovare un altro affittuario. "Potrebbero venderlo, ma da qui a giugno può succedere di tutto. Nicolò come me? Io per il suo bene eviterei di fare questi paragoni. Se continuasse così meriterà tutto il bene che il calcio potrà riservargli. Cerchiamo di farlo crescere che è ancora giovane. Lui ha capito la mentalità romana e spero possa rimanere a Roma il più a lungo possibile, anche se credo che non sarà così".
La palla, però, torna a Totti che parla anche del suo futuro da procuratore. "Sto iniziando questo nuovo percorso, ma è ancora tutto da definire. Potrei far crescere giovani italiani e stranieri il più possibile. Vorrei far capire loro la realtà calcistica. Dopo trent’anni di esperienza, credo di poterlo fare. È un lavoro di scouting soprattutto sui giovani".
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