rassegna stampa

Pari show, la Juve va

(La Gazzetta dello Sport – L.Garlando) – Il Milan con la grinta, che è l’oro dei poveri. La Roma senza cinismo, che è il limite dei presuntuosi. Si legge anche così lo spettacolare 22 di San Siro che piace soprattutto alla Juve,...

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(La Gazzetta dello Sport - L.Garlando)- Il Milan con la grinta, che è l’oro dei poveri. La Roma senza cinismo, che è il limite dei presuntuosi. Si legge anche così lo spettacolare 22 di San Siro che piace soprattutto alla Juve, volata a +5 sui giallorossi. La squadra di Garcia ha dominato a lungo, è stata due volte in vantaggio, ma ha sulla coscienza l’imperdonabile tenerezza nella ricerca del matchpoint. Può consolarsi con il secondo gol consecutivo del ritrovato Destro e con il ritorno di Totti, che mancava dal 18 ottobre. Il Milan sta elevando ad arte l’esercizio della sofferenza. Dopo la qualificazione in Champions strappata con i denti, ha rincorso in ginocchio una Roma platealmente superiore sul piano della qualità. In pieno recupero ha avuto perfino la palla del clamoroso 32 con Balotelli. Allegri ha ritrovato l’anima del Diavolo: ora, per sognare la rimonta, deve ritrovare un gioco. E giocatori di qualità. Espulso, Allegri rischia il derby, che di sicuro perderà Montolivo (ammonito, era in diffida).

Qualità RomaGarcia sorprende: tiene Totti al caldo, gli preferisce Destro e presenta in fascia il più offensivo Ljajic al posto di Florenzi, per compensare l’assenza di Pjanic, sostituito dal meno qualitativo Bradley. Non un passo indietro. Neppure in campo. La Roma prende il pallone al fischio d’inizio e fa la partita. Bussa soprattutto a sinistra dove Dodò si sovrappone in scioltezza e dove la gamba lesta di Gervinho incrocia il convalescente De Sciglio, stranamente impacciato. E’ proprio il giovane terzino a perdere la palla che al 13’ porta già in vantaggio la Roma. Coltellata di Ljajic alla maldestra difesa rossonera, Strootman raccoglie in verticale e crossa basso per Destro che irrompe a centro area con la sua fame arretrata di gol: 01.

Milan senza regia Notate Strootman, che ha gli occhi del suo c.t. Van Gaal addosso: assist con il Milan, cavalcata e assist a Florenzi il 6 ottobre con l’Inter. E’ qui che si spalanca il baratro tra la Roma e il Milan che arranca: nella qualità della mediana. Il solido Strootman fa legna, ma poi attacca anche la profondità, assiste, segna (gol salva imbattibilità a Bergamo). De Jong, pur commovente nei suoi recuperi, è una luna con una faccia sola: nell’impostazione è elementare e orizzontale. Se ai suoi fianchi, Poli e Muntari (in bambola dopo i primi errori) non vanno oltre la spaventosa mediocrità di ieri, diventa un’impresa titanica portare aventi la palla, come invece la Roma fa in scioltezza, a cominciare dal solito De Rossi abbassato in mezzo ai due difensori centrali. Perfino il vitaminico Bradley sfiorerà due gol. Servirebbe come il pane l’impostazione bassa di Montolivo, maè stato rialzato in posizione di trequartista a sostegno di Kakà e Balotelli (4312) e così il Milan lascia questa strana impressione: elegante sopra, in giacca e cravatta; in mutande sotto. Cosa te ne fai di un Pallone d’oro (Kakà) e di un Balotelli, se non sei in grado di servirli? [...]

Totti non basta Ma la partita resta nelle mani della Roma che si spolvera l’episodio dalla spalla come forfora, spreca una macroripartenza con Gervinho (gran recupero del bravo Zapata), fa un quasi gol con Bradley (un mediano…) e ripassa in vantaggio a inizio ripresa grazie a una follia di Gabriel, entrato per Abbiati, che esce sconsideratamente dai pali e abbatte Gervinho. Strootman parcheggia in rete: 21. E’ qui che la Roma perde i tre punti, perché s’illude della facilità del match. Pensa: ora entra il divino Totti, arma qualche ripartenza e ci mettiamo a cantare: «Grazie Roma…». Invece entra il cuore del Milan. Il tridente che attrezza Allegri (4231) è strambo come un’opera cubista: Balotelli da un lato, Muntari dall’altro… Ma, al di là di formule e schemi, i rossoneri digrignano i denti. E’ il Milan di Zapata ed Emanuelson più ancora che di Kakà e Balotelli. Pareggia proprio Muntari, a lungo il peggiore, simbolo ambulante della carenza di qualità.[...]