In tempi di esterni difensivi malinconici (Cole e Holebas), spariti (Emanuelson), infortunati (Torosidis) e in qualche modo imbronciati (Maicon), uno come lui - che sapeva correre su entrambe le fasce e all’occorrenza giocare anche da centrale - avrebbe fatto davvero comodo alla Roma. Ma Christian Panucci a 41 anni è solo un ricordo (bello) per tanti club, ma soprattutto per la Roma, la squadra in cui ha giocato più a lungo e che (forse) ha amato di più. Al netto degli impegni tv, l’ultima avventura l’ha vissuta da assistente tecnico di Fabio Capello nella Nazionale russa, da cui è stato sedotto e abbandonato poche settimane fa, dopo biennio culminato nella qualificazione al Mondiale.
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Panucci: «Roma, se corri il Cska lo batti. Capello ingrato»
"I russi sono convinti di passare il turno con 8 punti calcolando già un successo con la Roma e un pari a Monaco"
Panucci, la crisi economica della Federcalcio russa ha travolto anche lei.
«Che dirle? Tornati dal Brasile mi avevano promesso il rinnovo tante volte e poi non sono mai passati dalle parole ai fatti. Ho lavorato addirittura senza contratto, ma alla fine ho detto basta. E pensare che per loro avevo rifiutato una panchina...».
Eppure il c.t. è il suo amico Capello: non ha potuto aiutarla?
«Senta, io lo ringrazio per l’opportunità che mi ha dato, ma si è comportato in modo vergognoso con me e con tutto lo staff italiano. Glielo dirò in faccia la prima volta che lo vedrò. Un grande allenatore dovrebbe difendere i suoi uomini (nella stessa situazione c’è anche il preparatore Massimo Neri, ndr) e lui non lo ha fatto».
Se la Russia l’ha perduta, visto il 5-1 dell’andata magari avrebbero bisogno dei suoi consigli anche i difensori del Cska.
«In effetti all’Olimpico non fecero bene, ma stavolta sarà un’altra partita. Ignashevich e Berezutski, i due centrali, non sono velocissimi, però giocano insieme da tanti anni e hanno un’esperienza enorme».
Come al Mondiale, però, il portiere Akinfeev all’andata non ci è parso impeccabile.
«Non è stato perfetto, ma sbagliate a sottovalutarlo: è un giocatore affidabilissimo».
Secondo lei il Cska crede davvero alla qualificazione?
«Le dico solo questo: qualche settimane fa in Nazionale parlavo con alcuni dei loro giocatori che mi dicevano: “Passiamo con 8 punti”, calcolando già un successo con la Roma e un pari a Monaco. Ma non si illudano. I tedeschi li conosco: anche se già qualificati, giocheranno per vincere come sempre».
Allora ci dia altre buone notizie per i giallorossi.
«Giocare senza pubblico per il Cska sarà un handicap, il tifo li aiuta parecchio. E poi hanno un tallone d’Achille: sono abbastanza deboli nel difendere sulle palle inattive, senza contare che in campionato - reduci da tre sconfitte di fila - non sembra che stiano attraversando un ottimo momento».
Perciò, tenendo conto dell’andata e del rientro di Totti e Gervinho, si può dire che per la Roma è quasi fatta?
«Per niente. I giallorossi sono favoriti, però innanzitutto i calciatori del Cska sono più abituati al freddo, e questo conta. Eremenko e Musa, poi, sono giocatori che possono mettere in difficoltà chiunque. E non dimentichiamo che davanti c’è Doumbia. Tecnicamente non è un fenomeno, ma ha tantissima forza nelle gambe».
Come si batte il Cska?
«Per prima cosa usando la velocità, perché in Russia generalmente si gioca a ritmi bassi. E poi usando l’esperienza».
Quella che avrebbero dovuto dare quest’anno Maicon e Cole.
«Non sapendo le cose dall’interno, dico solo che forse possono dare di più».
Con l’emergenza difensiva che c’è, farebbe bene Garcia a cambiare modulo come a Monaco, passando dal tridente a un più coperto 4-4-2?
«Le scelte toccano a lui, ma io non snaturerei la squadra. Così si trasmetterebbe al gruppo un segnale di debolezza».
Per fortuna che Totti continua spesso a fare la differenza.
«Finché si diverte fa bene a continuare, e visti i risultati...».
Ha detto che un giorno vorrà allenare: è sorpreso?
«Francesco è fenomenale: dall’attore all’allenatore, può fare tutto».
E lei invece che farà da grande?
«Aspetto una panchina».
Magari un giorno della Roma?
«Io sono disponibile».
Avviso ai lettori: il tono e la grinta della risposta sono le stesse che metteva in campo quando giocava. Uno come Panucci meglio prenderlo sempre sul serio.
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