Ci sono silenzi che possono valere più di tante parole. Quello di ieri di Virginia Raggi, ad esempio, dagli addetti ai lavori è stato considerato in questo modo, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport.
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Pallotta-Friedkin: il silenzio della Raggi prolunga lo stallo
La sindaca nell’incontro di ieri tace su Tor di Valle e tra i due americani c’è un braccio di ferro
Nel corso dello scambi di auguri di Natale con i media svoltosi ieri in Campidoglio, infatti, da giorni molti attendevano che arrivassero dichiarazioni fiduciose sul fronte del nuovo stadio della Roma, che dovrebbe sorgere nell’area di Tor di Valle.
Tutto questo, avrebbe potuto anche dare qualche garanzia in più a Dan Friedkin, il magnate texano (ma di origini californiane), che vorrebbe acquisire il controllo del club giallorosso.
Il silenzio della Raggi non significa né che il nuovo stadio non si farà né che la trattativa sia saltata, però possiamo almeno dire che non è stata facilitata.
Intendiamoci, la Convenzione Urbanistica tra l’amministrazione comunale e la Roma è virtualmente conclusa con un sostanziale accordo fra le parti, anche se andrà in aula per l’approvazione probabilmente a marzo, ed in generale l’ottimismo regge.
Sul fronte della contestualità delle opere pubbliche – vero nodo della vicenda – tutto però è stato rimandato ad un anno dall’apertura dell’impianto.
Ieri, ad esempio, sul tema è intervenuto Fabio Massimo Castaldo del Movimento 5 Stelle, vice presidente del Parlamento Europeo. "Lo stadio è un investimento importantissimo – ha detto a Radio Radio – che deve essere concepito nel modo meno influente per il tessuto urbano. Io pongo sempre l’accento sulla mobilità e i trasporti. Bisogna avere la garanzia che quel quadrante non venga a trovarsi sotto un peso che poi non possa reggere. È fondamentale che le infrastrutture siano realizzate per tempo e che non si vada a rischiare di avere prima l’opera e poi le infrastrutture".
Discorso già sentito, ma che non aiuta Friedkin a fare quello sforzo ulteriore che Pallotta gli chiede, passando da un’offerta di circa 750 milioni (ricapitalizzazione e debiti compresi) a 800. Comunque, il presidente entro fine anno porterà a termine la prima tranche di aumento di capitale da 50 milioni (di cui 10 convertendo crediti già versati). Impressioni? Se la trattativa non si sbloccherà al massimo entro metà gennaio, l’affare potrebbe saltare.
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