Duecento metri, una passeggiatina a piedi: avanti e indietro, tra l’Hotel De Russie che ospita i giorni romani di James Pallotta e lo studio Tonucci, il quartier generale del presidente. Riunioni e pensieri, pensieri e riunioni. «Sono andato a letto tardissimo, riflettendo sulla serata dell’Olimpico», racconta Pallotta. Non sulla partita, quella resta un dettaglio tutto sommato archiviabile, se non già archiviato: troppa la fiducia nei giocatori, enorme la speranza che le cose possano come d’incanto aggiustarsi.
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Pallotta contro tutti: Roma, stadio, tifosi. James fa l’americano: «Che frustrazione»
"Sono dispiaciuto che ci siano tifosi che fischiano i giocatori dal momento che abbiamo un’ottima squadra. Ci sono stati alti e bassi, ma vedremo cosa otterremo alla fine"
Come riportato nell'edizione odierna de "La Gazzetta dello Sport", Pallotta fa l’americano pure a Roma: riunisce i suoi, prova a capire, ascolta tutti. Poi tira le conclusioni. Poi, semmai, se la prende con chi male ha tradotto, con chi male lo ha guidato, con chi poco lo ha supportato. Il round di ieri, dopo la lettura della rassegna stampa e i consigli di qualche lingua fidata, ha portato a una parziale rettifica dei toni usati mercoledì sera all’Olimpico: «Con il Bate poteva finire 3-0 per noi, entrare negli ottavi è un grande risultato — ha detto in un’intervista a Mediaset —. Il sorteggio? Non importa chi affronteremo. Mi piacerebbe una finale Juventus-Roma». E poi l’inversione di marcia sulla questione tifo: «Sono sulla stessa lunghezza d’onda della maggior parte dei tifosi, sono grandi, ci fanno sentire il loro calore. So dei problemi della curva Sud, ho anche cercato di risolverli». Occhio, perché non è una vera inversione a U, c’è pure la bacchettata:« È frustrante avere uno stadio mezzo vuoto quando per due anni di fila siamo arrivati secondi in campionato e adesso agli ottavi di Champions League — dice —. Sono dispiaciuto che ci siano tifosi che fischiano i giocatori dal momento che abbiamo un’ottima squadra. Ci sono stati alti e bassi, ma vedremo cosa otterremo alla fine».
(D. Stoppini)
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