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La Gazzetta dello Sport

Palla alla Roma bis. Smalling e i suoi fratellini per conquistare Mourinho

Getty Images

In Ucraina Diawara, Villar, Perez ed ElSha. E Mou punge così la Lazio: "Nel derby noi grandi, loro piccoli"

Redazione

"Un conto è fare dei cambi, un altro è schierare la seconda squadra, concetto che per noi non esiste". Mourinho mette subito i puntini sulle i, come è giusto che sia dal suo punto di vista, quello di un allenatore che deve tenere sempre la tensione alta in ogni suo giocatore e far sì che nessuno perda qualcosa in voglia e motivazione, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport. Oggi, però, in casa dello Zorya la Roma farà riposare alcuni giocatori e ad altri darà l’opportunità di mettersi in mostra. Ad avere la chance a cui si riferisce Mou saranno in più di qualcuno. Di sicuro Smalling che deve riprendersi il posto da titolare che nel frattempo è passato a Ibanez (il quale potrebbe «scivolare» a destra, a meno che anche qui Mou non decida di dare spazio a uno tra Reynolds o Tripi). E al suo fianco Kumbulla dovrebbe vincere il ballottaggio con Mancini e trovare per la prima volta in questa stagione una maglia da titolare. Per lui, in caso, sarà una partita importante, per dimostrare a Mou di poterci stare. Stesso identico discorso per la coppia di mediani, che come contro il Cska Sofia dovrebbe essere composta da Villar e Diawara. Davanti, invece, spazio a Shomurodov, uno di quelli che vive a metà tra i titolari e le riserve ma che – di certo – è molto più titolare di El Shaarawy e Perez. Loro due dovrebbero andare ad orchestrare sugli esterni, per rubare spazio e minuti ai due titolari (Mkhitaryan, che in Ucraina ci ha giocato 4 stagioni), e Zaniolo). Infine Calafiori, che qualche opportunità l’ha già avuta, ma più per necessità che per virtù. Per Mou resta comunque una partita importante, da vincere a tutti i costi, anche per cancellare il dolore del derby. "I ragazzi li ho visti bene, per noi il derby è finito lì – chiude l’allenatore giallorosso – Lo abbiamo perso, oramai non possiamo farci più niente. Al di là del risultato, però, posso dire che delle sei partite giocate all’Olimpico è quella in cui abbiamo dominato di più l’avversario, quella in cui la mia squadra si è sentita più grande e il nostro avversario più piccolo".