Si gioca lì, si decide lì questo Roma-Inter. Lì dove De Rossi ha macinato chilometri di sudore da calciatore, dove Inzaghi ha costruito l’anima delle sue vittorie, scrivono Davide Stoppini e Andrea Pugliese su La Gazzetta dello Sport.
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Palla al centro. Fantasia, estro e intelligenza: Roma-Inter si decide in mezzo
Il meccanismo Inter è ormai un giochino mandato giù a memoria. Con ritocchini messi in atto in questa stagione da Inzaghi. Ovvero le posizioni non più fisse delle due mezzali: spesso, molto spesso, durante le partite nerazzurre si vedono Barella e Mkhitaryan dalla stessa parte del campo, così da portare superiorità numerica nella zona del possesso palla. Ma tutto parte da Calhanoglu.
La Roma farà bene - e De Rossi ha considerato l’idea - di tenere d’occhio Calhanoglu a dovere, magari provando più a schermare lui, a controllare e sporcare le linee di passaggio. Compito che spetterà anche a Paredes, ovviamente. L’argentino ha la fiducia totale di De Rossi: "Ce ne sono pochi in Italia e nel mondo con la sua qualità", ha detto l’allenatore giallorosso del suo centrocampista. Dove deve migliorare? Nel trovarsi sulle linee del pallone, ha suggerito lo stesso De Rossi. Ecco, oggi è un banco di prova importante, forse il più importante da quando c’è stato il cambio di allenatore in casa giallorossa. Paredes aveva la fiducia totale anche di Mourinho, ma con lui sembrava trotterellare, andare a basso ritmo, con la fase difensiva che spesso se non era un optional, poco ci mancava. Con De Rossi, invece, Paredes è diventato ancora più centrale, grazie anche alla sua capacità di incidere nel possesso palla dei giallorossi.
Ma le scintille sono anche altrove. Perché da una parte del campo si troveranno faccia a faccia Barella e Pellegrini. Una sfida azzurra, con vista sull’Europeo. Barella è l’uomo che in nerazzurro strappa, attacca gli spazi, va che è una bellezza. Ai tempi in cui era ancora a Cagliari c’era un alto dirigente della Roma che diceva che non sarebbe mai diventato un calciatore di spessore internazionale, a causa della sua statura fisica. Ed invece ad avercene di giocatori così, con quella fame e quella cattiveria agonistica. Barella è unico, nel suo genere, perché ha un po’ (tanto) di tutto e tutto di qualità prelibatissima. Come prelibato è anche il momento di Lorenzo Pellegrini, il capitano giallorosso, che viene da tre gol in tre partite, cosa che non gli era mai successa prima in carriera.
De Rossi potrebbe anche inserire in mediana Bove, più funzionale a compiti di contenimento e di marcatura. Perché in mezzo l’Inter è fortissima e lì va contrastata al meglio per provare a batterla.
E se è fortissima, lo è anche grazie a un ex romanista. Mkhitaryan è l’imprescindibile di Inzaghi: è il giocatore di movimento, dunque portieri esclusi, con il maggior minutaggio in stagione. Rende bene l’idea del livello di fiducia che l’allenatore ripone sull’armeno. Ausilio vide lungo, due stagioni fa, quando lo strappò proprio alla Roma, provocando un discreto mal di pancia da parte dell’allora tecnico giallorosso Mourinho. È il più grande rimpianto di Inzaghi in riferimento alla finale di Champions a Istanbul: chissà, ci fosse stato lui dall’inizio e in buone condizioni... L’armeno è uomo a tutto campo, sembra quasi migliorato con il passare del tempo sotto questo aspetto. È decisivo anche in fase difensiva, è determinante nel triangolo magico con Dimarco e Bastoni sulla sinistra, uno dei tanti punti forti dell’Inter. Cristante, che spesso lo incrocerà, ha un vantaggio: lo conosce bene, con lui ha condiviso spogliatoio, allenamenti, pensieri e parole. Proprio il centrocampista romanista sarà importante anche nel saper scalare sulla sua destra: s’è visto bene, nelle prime uscite di De Rossi, anche per coprire le sortite offensive di Karsdorp.
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