rassegna stampa

Osvaldo: «Roma-scudetto? Datemi 10 gare. Italia, ci riprovo»

(Gazzetta dello Sport-M.Cecchini) Quando ci racconta sorridendo come l’intervista più bella della sua vita l’abbia fatta durante una vacanza a Ibiza, parlando esclusivamente di musica e chitarre, ci verrebbe voglia di far bella figura...

Redazione

(Gazzetta dello Sport-M.Cecchini) Quando ci racconta sorridendo come l'intervista più bella della sua vita l'abbia fatta durante una vacanza a Ibiza, parlando esclusivamente di musica e chitarre,

ci verrebbe voglia di far bella figura e chiedergli solo delle regolazioni della sua Gibson o della diteggiatura che adopera per suonare B.B. King, ma Pablo Daniel Osvaldo capisce le nostre esigenze più prosaiche, anche perché a pensarci bene la sua Roma che nasce sembra rock come i suoi punti di vista.Osvaldo, andiamo al sodo. Lei piace a tanti club, Inter compresa: resta alla Roma?«Non lo so, ma spero di sì. Qui mi trovo bene, ho fiducia in questo gruppo e i tifosi mi dimostrano affetto. Perché cambiare?».E poi ha ritrovato Zeman, che la stima parecchio.«È stato bello rincontrarsi dopo tanti anni. L'ho avuto al Lecce, ma ero un ragazzino. Ora la situazione è diversa, però il rapporto è rimasto sempre ottimo. Lui non è cambiato per niente. Ci fa lavorare sempre tantissimo».Con l'arrivo di Destro, però, il vostro attacco sembra affollato come un autobus nell'ora di punta: chi sta fuori? «Guardi, è bello avere compagni forti. La concorrenza stimola, l'importante è che sia sempre leale».Ma lei sarebbe disponibile a giocare di nuovo sulla fascia?«Sì, mi posso adattare a fare l'esterno. Anzi, dopo averlo fatto la scorsa stagione, comincio a trovarmi bene, ma non dimentichiamo che io resto innanzitutto un centravanti».Il 2011-2012 è stato particolare per lei: capocannoniere della Roma e convocato in azzurro, ma la sua squadra è rimasta fuori dalle Coppe e non è riuscito ad andare all'Europeo. Qual è il suo bilancio?«Io lo giudico positivo, non è andata male per essere stato il primo anno in una nuova squadra, ma posso fare molto meglio. Certo, mi è dispiaciuto perdere l'Europeo, ma mi è piaciuto come ha giocato l'Italia. Negli schemi di Prandelli mi posso trovare bene e poi che bello sarebbe fare coppia con Balotelli. Magari! Ho visto poche partite della manifestazione, ma quello che ha fatto Mario con la Germania è stato eccezionale. Senza dimenticare che lì davanti c'è anche un altro talento vero come Cassano».Crede che l'abbiano penalizzata anche le sue infrazioni al codice etico del club?«Può essere, ma adesso guardo avanti. Il mio obiettivo è tornare in azzurro il prima possibile».Oltre allo schiaffo a Lamela, l'anno scorso ha discusso anche col direttore generale Baldini. Dica la verità, lei è una testa calda.«È vero, ma sono un bravo ragazzo. Non c'è mai cattiveria in quello che faccio, lo può chiedere a tutti. Il fatto è che non mi piace mai perdere. E poi quando si tocca il mio orgoglio "mi si tappa la vena". Non parlo volentieri di cose di spogliatoio, ma alcune frasi di Franco dopo il k.o. di Lecce non mi fecero piacere, però ammetto che sono state anche uno stimolo. Con lui, comunque, il rapporto è ottimo».Concorda con Ibra che il calcio italiano è in declino?«Beh, ci sono stati anni migliori. Una volta la Serie A era il campionato più bello del mondo, ma non credo che sia diventato di seconda fascia. È più divertente giocare in Italia, in cui ogni giornata è combattuta, piuttosto che in un torneo dove le prime danno trenta punti di distacco a tutti».E poi, con Inter e Milan in rifondazione e la Juventus con qualche problema extra-campo, magari la Roma si potrebbe infilare nel gruppo di testa.«È vero, c'è rimescolamento. Io vorrei vincere lo scudetto, ma solo le prime dieci partite ci faranno capire come sarà la nostra stagione. Logico che desideri arrivare il più in alto possibile. L'obiettivo minimo comunque è tornare in Europa. I nostri tifosi ci tengono parecchio».Dei nuovi che già conosce, su chi scommette?«Sono tutti bravi. In generale direi che Tachtsidis si sta integrando bene, anche Castan pare molto forte».Che cosa è mancato l'anno scorso a Luis Enrique?«Soltanto il tempo. È dura fare l'allenatore in una piazza come Roma. I dirigenti e i tifosi non ti aspettano. Ma questo vale anche per i calciatori».La stagione non è neppure cominciata e già sono cominciati gli scontri fra tifosi, ad esempio interisti e comaschi. Quale sarebbe la sua ricetta per combattere la violenza negli stadi?».«Semplice: pugno duro con gli ultrà violenti come in Inghilterra. Il calcio è lo sport più bello del mondo ed è assurdo che poca gente possa rovinarlo».Anche voi calciatori, però, avete i vostri scheletri nell'armadio, vedi «Scommessopoli». Ma se un suo compagno le chiedesse di truccare una partita, lei lo denuncerebbe?«No, non ce la farei. So di sbagliare, ma preferisco farmi i fatti miei».Però si metta dalla parte dei tifosi. Se si falsifica un risultato, si tradisce la loro fiducia.«Ma io sono dall'altra parte, quelli che dovrei denunciare sarebbero miei colleghi! Però devo dire che sono contento che questo scandalo sia scoppiato. Quest'anno le partite di fine stagione sono state tutte vere, così dovrebbe sempre succedere. Evidentemente l'intervento della magistratura andava fatto».Ci accorgiamo che per lei è un tema spinoso, per questo preferirebbe parlare di musica. A questo punto aspettiamo che formi una band.«Ci può scommettere, un giorno lo farò di sicuro. E dovrebbe sentire suonare Burdisso: è molto più bravo di me...».