(Gazzetta dello Sport - R. Palombo) - Nel campionato del terzo posto, che tanto sembra una partita di ciapanò, c’è di nuovo la Roma.
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Osvaldo micidiale. E ora la Roma vede di nuovo il terzo posto
(Gazzetta dello Sport – R. Palombo) – Nel campionato del terzo posto, che tanto sembra una partita di ciapanò, c’è di nuovo la Roma.
Quattro punti dalla Lazio, tre da Napoli e Udinese, il sofferto 1-0 col Genoa firmato da Osvaldo in millimetrico fuorigioco restituisce i giallorossi a una rincorsa che non sembra impossibile, viste le altrui andature. A 10 giornate dalla fine, è vero che bisogna andare nella San Siro rossonera (sabato) e anche a Torino chez Madama, ma il resto del calendario, con tutte le retrocedende da affrontare e con Napoli e Udinese da ospitare all’Olimpico è promettente.
Festival Delle occasioni mancate, dall’una e dall’altra parte ma con una contabilità che premia la Roma, 15 volte al tiro e con Frey, 5 parate decisive, migliore in campo. Il gol più mangiato di tutti è di Palacio che scheggia la traversa, mentre Osvaldo che decide il match ha la responsabilità, subito dopo, di non chiuderlo. La Roma soffre fino alla fine per questa incapacità di mettere dentro il 2-0, ma è serata in cui Heinze e il discusso Kjaer non ne sbagliano una, e dove c’è bisogno di Stekelenburg (due volte) lui si fa trovare.
Scusate il ritardo Osvaldo non segna dal 21 dicembre, il 2-0 a Bologna. Complice l’infortunio e la squalifica post espulsione di Bergamo che gli costa il derby, un digiuno lungo l’intero 2012. Che viene spezzato dopo appena tre minuti, proprio come ha fatto Borini nove giorni prima, a Palermo. Osvaldo trasforma un lancio chilometrico di Greco facendo tutto molto bene, lo stop, il tocco a rientrare sul destro e il diagonale. Davanti a lui, Rossi, nella circostanza molto più ala che terzino, rimedia una gran brutta figura. Solo la moviola dirà poi che la posizione, questione di centimetri, è irregolare. Senza Totti (e Pjanic) è una mezzora di buonissima Roma. Anche se le statistiche sono dalla parte del capitano, non c’è dubbio che senza di lui là davanti si viaggia alla velocità della luce. Gli errori sono però in proporzione. Il gol che dovrebbe chiudere anzitempo il match non arriva: manca l’istinto del killer in Lamela, che fa il trequartista e poi l’ala con un po’ troppo sussiego, Borini invece si danna, ma tutto capita sui piedi di Osvaldo e l’ispirazione sembra essersi consumata in quell’1-0.
Rischio Palacio Come la Roma rifiata, il Genoa (che ha le sue assenze) riesce ad affrancarsi dalla sua difesa un po’ così, non a caso la più battuta del campionato, guadagna venti metri e comincia a far funzionare lo speculare 4-3-1-2. Più di Belluschi, trequartista dai piedi buoni, può Palacio, che svariando su tutto il fronte riesce a mettere in difficoltà una difesa come al solito un po’ affannata. Sarà proprio lui però a mettere sulla traversa la palla-gol più importante, in una ripresa dove l’inserimento di Jankovic (fuori Rossi, Mesto terzino) porterà benefici e quello di Jorquera (fuori Belluschi) toglierà invece qualcosa al Genoa di Marino. Quanto a Luis Enrique prova Lamela a sinistra ma quello non va e il cambio con un Bojan vispo ma allergico al gol è giusto. Un po’ meno, anche se il risultato gli darà ragione, quelli di Marquinho e Simplicio per Greco e Gago. Con Osvaldo sfinito, siamoproprio sicuri che è un delitto rinunciare per un quarto d’ora alle tre punte?
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