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Su quel letto dell'Unità di Terapia Intensiva Cardiologica - padiglione 12, settore G, piano 1 dell'Ospedale Careggi di Firenze - è ormai solo questione di tempo, scrive Filippo Conticello su La Gazzetta dello Sport. Per Edoardo Bove, i suoi cari, la Fiorentina intera, questi sei giorni sono durati secoli, ma adesso sì che la clessidra dell'attesa si sta esaurendo e la fine del ricovero si vede oltre la corsia: a meno di eventuali complicazioni post-operatorie, la settimana prossima sarà già tempo di dimissioni. I suoi compagni lo aspetteranno subito dopo al Viola Park, come ha ammesso il compagno Dodò in una incauta live su Twitch: il terzino brasiliano ha fatto infuriare il suo club, abbottonato da giorni nel più intransigente dei silenzi, ma il saluto a Careggi sarebbe solo una conseguenza (rapida) dell'impianto del defibrillatore. La decisione di impiantare un apparecchietto, sottopelle e salvavita, è comunque definitivamente presa e le conseguenze sono state accettate. Certo, è servito un faticoso lavoro, anche psicologico, dell'équipe medica guidata dal prof. Pasquale Bernardo. E un bagno di realismo di tutta la famiglia Bove, una volta superata la paura e verificati i miglioramenti costanti di Edoardo, ragazzo sensibile e di cervello fino, ben più maturo dei suoi 22 anni. Il calciatore viola, talento sul punto di spiccare il volo, ha quindi dovuto digerire questo cambio di realtà brutale, ormai sa che non potrà indossare più una maglia della Serie A. Ha, però, capito la fortuna di stare ancora in questo mondo: deve tutto al fatto di essersi trovato lì sul prato del Franchi, tra rianimatori addestrati e con sangue freddo tra 20mila persone sotto shock. In altri contesti, il rischio per la vita sarebbe stato perfino maggiore. E, soprattutto, Bove ha realizzato il fatto che la sua passione, il calcio, sarà salva: un po' alla volta potrà giocare ad alti livelli altrove, in un campionato che non sia il nostro, vista la legislazione italiana stringente su un tema così. Ci sarà tempo per discutere di una eventuale rescissione con il club titolare del cartellino, la Roma, e successivamente serviranno settimane da dedicare solo al riposo. Altre poi per "riatletizzarsi" prima di potersi davvero guardare attorno e immaginare un'altra carriera in un campionato estero. L'orizzonte, tendente alla seconda parte di questa stagione, o addirittura al 2025-26, è al momento troppo lontano. Più breve, invece, sarà la ripresa di una vita normale, prestissimo fuori da lì.
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