Dopo la seconda stagione di Var in Serie A, Marcello Nicchi traghetta i suoi arbitri verso una nuova stagione, impermeabile alle critiche – «Non ci riconosciamo nelle moviole e nei giudizi che leggiamo – dice con chiarezza –, se chi scrive non è mai stato arbitro» –, inguaribilmente ottimista – «Noi siamo sempre pronti a vincere nuove sfide» –, e (a suo modo) visionario. «Un giorno, una domenica che si gioca una partita importante – suggerisce –, perché non vederla in Sala Var a Coverciano insieme ai due presidenti delle società? Così magari eviteranno di dire sciocchezze dopo la partita: sono cose che oggi sembrano impossibili, ma un domani chi lo sa» . Va detto che l’idea è buona, ma la sua realizzazione è ancora lontana. Non fosse altro perché la centrale unica della Var a Coverciano, annunciata qualche mese fa come la grande novità della stagione 2019-20, non aprirà i battenti prima del girone di ritorno. «Noi siamo pronti – ribadisce il presidente dell’Aia –, ma dobbiamo aspettare le autorizzazioni dalla Figc e dal Comune di Firenze». Prossima alla costituzione, invece, la squadra di ex arbitri specializzati al Var, che in gergo saranno definiti «varisti». «Nel prossimo Consiglio federale (12 luglio, ndr) introdurremo questa nuova figura – annuncia Nicchi: per ora la squadra sarà composta da quattro elementi, a regime arriveranno a dieci. Resteranno in carica un quadriennio». I quattro (ex) fischietti al Var saranno gli ultimi dismessi per limiti d’età di Can A e B: Luca Banti, Paolo Silvio Mazzoleni, Aleandro Di Paolo, Luigi Nasca (…).
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Evitato fino all’ultimo, arriva in coda alla conferenza stampa di presentazione dei nuovi organici il tasto più dolente dello scorso campionato, cioè la difformità di utilizzo della Var, che tante polemiche ha scatenato nel corso di tutta la stagione. Il responsabile della Can A Nicola Rizzoli riconosce, a suo modo, che qualche problema c’è stato. «La scorsa stagione è stata utile a capire e ad approfondire certi meccanismi, non a caso – sottolinea – nel finale abbiamo assistito ad un utilizzo più omogeneo dello strumento tecnologico e, di conseguenza, le prestazioni sono migliorate». Come riportato da La Gazzetta dello Sport
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