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La Gazzetta dello Sport

Nel segno di Zaniolo. Juve e Milan per Nicolò: “Io l’erede di Dybala? Vedremo…”

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L’attaccante della Roma: "L’interesse delle grandi mi fa piacere. Ibra? Giocare contro di lui è stato coronare un sogno"

Redazione

È stato un anno bellissimo. E sarà un’estate caldissima. Con un figlio, Tommaso, una Coppa che fa storia e un futuro da scrivere. Come scrive Serena Gentile su La Gazzetta dello Sport, Nicolò Zaniolo potrebbe essere in barca a Ibiza, ma è a casa ad allenarsi. Come l’anno scorso: stessa palestra, stessa piscina. Per farsi trovare pronto. Perché i due crociati rotti non si archiviano così facilmente. E perché non gli basta essere uno qualunque. "L’obiettivo di quest’anno era riprendere continuità e tornare ad essere un calciatore. Ho segnato 8 gol, che a qualcuno sembrano pochi, ma era da folli pensare che potessi farne 25-30 dopo due anni senza pallone. E poi, abbiamo regalato ai nostri tifosi un trofeo che mancava da tantissimo". Inizia così il nostro pomeriggio di bilanci e shooting. Corteggiato dai brand di moda come dai top club del pallone, è con il gol al Trabzonspor, che Nicolò si è sentito di nuovo lui, NZ22. "Lì mi sono detto: ecco, sei finalmente tornato a giocare". E con quello al Feyenoord, nella finale di Conference League, ha restituito a Roma l’amore che aveva ricevuto quando era in lacrime e stampelle.

Avanti il prossimo. "Il Mondiale era un obiettivo e sono dispiaciuto, ma sono anche abituato a rincorrere, nel mezzo ci saranno altri obiettivi". Rincorrerà Mancini e il futuro. Fosse per lui, il futuro se lo mangerebbe a morsi. Ma la vita gli ha già insegnato che è meglio stare schisci, come dicono a Milano. Mou gli ha anche insegnato a guardare la partita dalla panchina senza fiatare, mordersi la lingua e correre in campo a lavorare di più. Quindi, se prima era bravo ora è bravo+, anche a rispondere. Soprattutto se si parla di mercato: "L’interesse delle grandi squadre mi fa piacere. E questo no, non mi distrae. Piuttosto mi alleno ancora più motivato". Che sono Juve, da un bel po’. E poi Milan. E anche Newcastle. Chissà. La Roma non lo molla così facilmente, chiede 65 milioni cash e senza contropartite. E lui non andrebbe via a cuor leggero: "Se dovesse succedere, mi mancherebbero tante persone, non solo Abraham".

Un mito, tre indizi. L’interesse della Juve, lo lusinga. Il paragone con Dybala, quasi lo imbarazza. "Mi sembra anche eccessivo essere paragonato a lui. Lui è unico. La vita è imprevedibile, non si sa mai cosa succede. Io mi alleno. E aspetto". Ma il suo idolo, quello con cui sognava di giocare, si chiama Ibrahimovic. "Ecco, tra gli obiettivi raggiunti in questa stagione c’è la nostra partita insieme, che hanno vinto loro 3-1, ma che per me è stata comunque bellissima. Ho coronato un sogno. Non ho avuto il coraggio di avvicinarmi, mi sono vergognato... Ma l’ho studiato da lontano. Ibra è un fenomeno. E sono contento che abbia vinto lo scudetto, lui ha riportato in alto il Milan e se lo meritava. È l’ultimo? Se lui ha ancora voglia...". Ibra idolo da grande, Kakà mito da bambino. Se ci aggiungete quella stories su IG dedicata a Leao nel giorno del suo compleanno… Fanno tre indizi. E se non sono indizi, sono suggestioni. La Juve è la Juve, ma giocare ancora con Ibra...