L'esempio a cui la maggior parte del calcio guarda quando pensa alle multiproprietà è il City Group, col Manchester City vertice della piramide di un impero di 13 squadre di 5 continenti diversi, compreso il Palermo, scrive Davide Chinellato su La Gazzetta dello Sport. È uno dei modelli da seguire di un sistema sempre più frequente, recentemente regolamentato sia dall'Uefa che dalle varie federazioni. Cosa si intende: la possibilità di possedere una pluralità di partecipazioni azionarie in società calcistiche di Paesi o categorie diverse. L'Uefa la definisce "multi-club ownership", o Mco. I vantaggi: a livello calcistico, usare la piramide della proprietà per far crescere i calciatori: partono dai campionati meno impegnativi per arrivare alla squadra al vertice della piramide. A livello economico si ammortizzano i rischi di investimento e si punta a far crescere il brand dei vari club, sfruttando anche merchandising, piattaforme social e ricavi. Interessi in Paesi diversi permette anche ai proprietari di creare relazioni che vanno oltre il calcio. Le norme: le regole sono state introdotte per evitare conflitti di interesse prima di tutto a livello sportivo, come due club dello stesso gruppo che si trovano contro nelle coppe (successe a Salisburgo e Lipsia, entrambe nell'universo Red Bull). A livello economico, il focus principale e evitare la creazione di plusvalenze fittizie nel trasferimento di giocatori da una squadra all'altra del gruppo. In Italia: la Figc ha deciso di vietare le multiproprietà a partire dalla stagione 2028-29. Al momento è possibile, per una famiglia o un gruppo, possedere società partecipanti a campionati diversi: la famiglia De Laurentiis ad esempio, con Aurelio e Luigi, è proprietaria di Napoli e Bari. La norma, che la Lega Serie A ha chiesto di rivedere, comunque riguarda solo club affiliati alla Figc: sarà possibile quindi per un soggetto o un gruppo avere un club in Italia e altri all'estero. Le coppe: l'Uefa nella sua nuova normativa parla di "controllo o influenza decisiva" come caso per cui due squadre non possono partecipare alla stessa competizione. Possibile avere club diversi in coppe diverse, o come nel caso di City e Girona in Champions, che un sistema di multiproprietà abbia nella stessa competizione un club che controlla e uno in cui ha una partecipazione "non decisiva".
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Multiproprietà, le regole in Italia e in Europa
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