Antonio Conte e José Mourinho saranno gli allenatori alfa della prossima Serie A, i leader massimi delle panchine, scrive Sebastiano Vernazza su La Gazzetta dello Sport. Non tanto per il gioco o per l’estetica del gioco, categoria opinabile, ma per la capacità di tenere il palcoscenico, di essere comunicatori frontali sia con i giocatori sia con i media e con i tifosi. Dotati di personalità forti e magnetiche, i due si assomigliano e si differenziano nella stessa misura. L’ossessione per la vittoria è un tratto comune. L’aritmetica dei risultati negli scontri diretti, per cominciare. Conte e Mourinho si sono affrontati per sette volte, sei delle quali tra Premier League e Coppa d’Inghilterra, l’uno allenatore del Chelsea e l’altro del Manchester United. Bilancio: quattro vittorie a due per Conte. Pesante l’ultimo duello, nel 2018, perché in finale di Coppa d’Inghilterra: 1-0 per il Chelsea contiano , rete di Hazard su rigore. L’unico pareggio è uscito sulla ruota del primo faccia a faccia, il 13 dicembre 2009 in Serie A. Conte allenava l’Atalanta, Mou l’Inter: 1-1, con gol di Milito e di Tiribocchi. Conte di lì a poco avrebbe rassegnato le dimissioni, Mourinho si sarebbe consegnato all’eternità del Triplete.
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La conta dei “tituli” premia Mourinho. Il portoghese ha vinto molto più di Conte al quale manca un trofeo internazionale, mentre il portoghese ne può esporre quattro, e non è una diversità da poco. Il 23 ottobre 2016,a Stamford Bridge, il Chelsea annienta il Man United, 4-0. Conte festeggia con sfrenatezza. Mourinho si avvicina al collega e gli sussurra qualcosa, presumiamo sul rispetto verso gli sconfitti, perché alle tv dichiara: "Non si esulta in questo modo sul 4-0, puoi farlo sull’1-0, altrimenti è un’umiliazione". Conte respinge l’accusa: "Non è successo niente, ho fatto qualcosa di normale. Io non sbeffeggio nessuno". Altro incrocio, altro tintinnio di sciabole: marzo 2017, FA Cup, Chelsea-United 1-0. I due litigano sul campo, sotto gli occhi del quarto uomo, nel tunnel per gli spogliatoi si scambiano offese, devono trattenerli. Mourinho: "Io non mi comporto come un pagliaccio in panchina". Conte: "Quando ci si dimentica di quello che si dice, c’è la demenza senile". Mourinho: "Non sarò mai squalificato per scommesse". Conte: "Chi dice certe cose è un piccolo uomo".
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