Il terremoto non c’è stato soltanto in città. Al Gewiss Stadium si è abbattuto anche il terremoto Roma sull’Atalanta, scrive Fabio Bianchi su La Gazzetta dello Sport. A Bergamo, come a Milano e dintorni, per fortuna solo tanta paura. All’Atalanta invece tanta rabbia. Una scossa al minuto 1 e via, la Dea ha traballato, ha reagito, ma non è riuscita a riprendersi. Anche se pesa l’incertezza per quel 2-2 annullato al minuto 23 del secondo round, che Gasperini non è riuscito a spiegarsi. Ma la miglior Roma della stagione ha meritato il successo. Una Roma determinata, pronta alla battaglia e alle ripartenze micidiali. Alla fine ha tirato quattro sberle alla Dea. Ad inizio gara Abraham (il migliore) in percussione ha saltato Djimsiti (forse trattenuto), evitato l’intervento di De Roon e tirato addosso a Hateboer in scivolata disperata. Chiaro che il gol lampo ha messo la partita in discesa per la Roma. Che poi però ha legittimato il vantaggio. Mourinho non ha sbagliato nulla, a partire dal quel 3-5-2 stretto e basso. La Roma ha accettato i duelli uomo contro uomo e la maggior parte li ha vinti. Ha rischiato poco (e quel poco Rui Patricio lo ha neutralizzato), in compenso è stata cinica e micidiale in ripartenza. Il raddoppio di Zaniolo è stato confezionato da un’azione combinata da Cristante, Mkhitaryan e Veretout. L’Atalanta, dopo il gol arrivato su tiro di Muriel deviato da Cristante, ha continuato a comandare la partita ma girando troppo intorno all’area, provandoci con tiri da fuori. Questo perché la soluzione Zapata non era praticabile e in generale era dura trovare spazi in area: con Smalling, anche Ibanez e Mancini hanno giocato una gran partita. E quattro minuti dopo il possibile 2-2, ecco il terzo gol della Roma a opera di Smalling, Il bis di Abraham, un gioiello, è stato la ciliegina sulla torta di una gara, sua e della squadra, sontuosa.
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