La Gazzetta dello Sport

Mou & Pioli, mondi contro

Mou & Pioli, mondi contro - immagine 1
La sfida di domani fra Roma e Milan, in qualche modo, illumina anche le loro differenze
Redazione

Quando si arriva intorno ai sessanta, tre anni di differenza, in fondo, tenderebbero ad attenuarsi. Eppure fra José Mourinho e Stefano Pioli c’è un triplice solco, scrivono Massimo Cecchini e Marco Fallisi su La Gazzetta dello Sport. E la sfida di domani all’Olimpico fra Roma e Milan, in qualche modo, illumina anche le loro differenze.

Inutile nasconderlo: lo Special One è un vincente per antonomasia e i suoi 26 trofei sono lì a dimostrarlo. Le sue vittorie hanno avuto quasi sempre come marchio di fabbrica una fase difensiva estremamente solida. Il che non significa schierare squadre abbottonate, perché i giocatori d’attacco non sono mai mancati. Di sicuro, però, non ha mai inseguito il mito del possesso palla, bensì quello della verticalizzazione rapida. A differenza di Pioli, nella sua carriera Mourinho non ha mai mancato di pungere la dirigenza sia in privato che in pubblico quando le cose non vanno come piace a lui, ed anche a Roma lo ha fatto più volte, soprattutto per quello che riguarda il mercato (gli acquisti che chiede) e gli arbitri (le tutele al vertice). Oggi, però, non succederà, perché ha scelto di non parlare alla vigilia. Non resta che attendere il post-partita. L’allenatore portoghese è sulfureo, mai amante del basso profilo sempre pronto a dare un titolo che colpisca. da quando è sbarcato sui social, poi, anche i suoi post sono diventati momento di discussione. Anche in questo modo, in fondo, si diventa Special.

Stefano Pioli in principio era il Normal One, antitesi in carne e ossa di Mou. Oggi Stefano Pioli è molto, molto di più: è l’allenatore on fire, ha uno scudetto tatuato sul braccio e punta ad aggiungerci una stella. E non ha mai perso con lo Special One . Il suo 4-2-3-1 è stato costruito su misura per Ibra e poi diventato il marchio dello scudetto 2022. Stavolta Pioli ha lavorato al contrario: sul mercato ha chiesto e ottenuto quello che gli serviva per rimodellare il Milan e renderlo ancora più offensivo, più verticale ed europeo. I principi di gioco sono gli stessi con cui si è arrampicato fino al titolo di due stagioni fa — aggressività, recupero palla vicino all’area avversaria per colpire in transizione — ma il nuovo piano prevede ancora più immediatezza. Come? Con gli inserimenti degli incursori alla Reijnders o Loftus-Cheek e la rapidità negli uno contro uno di Leao, Pulisic, Chukwueze, Okafor. In Europa si gioca (e si vince) così, Pioli segue il trend.

In un anno RedBird ha rivoluzionato il Milan: tra addii in campo (Tonali) e in società (Maldini e Massara), è cambiato tutto o quasi. Non Pioli, che era e resta un pilastro del club: dal ribaltone è uscito persino più saldo di prima. E più responsabilizzato: molto coinvolto nella pianificazione del mercato, Pioli si è speso in prima persona per convincere i giocatori a dire sì al progetto. Nella comunicazione usa un profilo basso, niente social, mai un polemica o un’uscita sopra le righe: lo stile Pioli non regalerà titoloni da prima pagina, ma piace da impazzire alla proprietà.

 

Se vuoi approfondire tutte le tematiche sul mondo Roma senza perdere alcun aggiornamento, rimani collegato con Forzaroma per scoprire tutte le news di giornata sui giallorossi in campionato e in Europa.