José magari non ci crederà (pazienza, problema suo, in cuor suo sa che è così), ma questo pezzo sarebbe uscito comunque, pari pari, senza modificare una virgola, scrive Giancarlo Dotto su La Gazzetta dello Sport. Voglio dire, anche se la storia giovedì sera all'Olimpico fosse andata diversamente. Sarebbe stato comunque il racconto di un'impresa. Sotto gli occhi di tutti, negli occhi di tutti, già prima del fischio d'inizio. L'estasi ennesima di uno stadio intero. Diciassettesimo sold out su diciotto partite in stagione. ventiquattresimo nell'ultimo anno, superato il milione di spettatori. Da un anno a questa parte dodicenni e ottantenni escono da casa destinazione paradiso, bardati di giallorosso, sapendo che non se ne pentiranno e che, comunque vada, sarà un'esperienza memorabile, al confini della mistica “vibrante intesa di tutti i sensi în festa”. Varcati i cancelli, entreranno in un mondo magico: per due ore si sentiranno parte della stessa messa, dello stesso brivido e della stessa pelle. Cantare insieme ad altri sessantamila sconosciuti che torneranno ad essere tali due ore dopo. Sì, certo, Mou sarà qua e là discutibile come uomo (chi non lo è?), farà le sue cazzate come allenatore (chi non le fa?), ma come si fa a non riconoscere il merito enorme dello sciamano? Arriva in una piazza depressa e mette su in pochissimo tempo le condizioni per una favola epica. Mou ha creato una magia. Una potente suggestione. L'ha fatto con li magnetismo persuasivo della sua utile paranoia. per cui si trasforma in quello che crede di essere. Una cosa è certa: non suppiamo se, come e quando finirà l'incanto dell'Olimpico, ma sarà stato comunque bello averlo vissuto.
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Mou lo sciamano ripete il rito Olimpico sempre tutto esaurito
Da un anno a questa parte dodicenni e ottantenni escono da casa destinazione paradiso, bardati di giallorosso
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