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Mou in portoghese: l’ultima esibizione è stata un autogol

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Dopo l’infuocata conferenza della vigilia, l’apertura di un’indagine e la possibilità di un deferimento, c’era bisogno di qualcosa di forte
Redazione

E così il campionario - o meglio il libro del meglio o del peggio a seconda dei punti di vista - si è arricchito di un nuovo capitolo, scrive Alessandro Vocalelli su La Gazzetta dello Sport. Dopo il gesto delle manette, dopo "il rumore dei nemici", dopo "la prostituzione intellettuale", dopo il sarcasmo dei "zero tituli" - tra l’altro indirizzato proprio alla Roma - o dopo il gesto del bambino che piange rivolto poche settimane fa a Palladino, stavolta Mourinho se n’è inventata un’altra. Anzi, l’ha studiata con cura. Perché dopo l’infuocata conferenza della vigilia, l’apertura di un’indagine e la possibilità di un deferimento, c’era bisogno di qualcosa di forte. E così è stato. Una lunga dichiarazione in portoghese, senza prendere fiato per non permettere all’interlocutore di intervenire, che ha mandato in tilt chi stava ascoltando - qualcuno sarà addirittura corso ad aggiornare la lingua con il telecomando, immaginando di aver toccato qualche tasto sbagliato - e ha come al solito spaccato osservatori e fedelissimi. Tutto questo in tempo reale.  Da parte dei tifosi romanisti la solidarietà è stata unanime, con i complimenti allegati per quello che hanno definito un ulteriore “colpo di genio”, un ulteriore scacco al sistema, in un concentrato di sarcasmo e di sfida. Di sicuro, e la lettura è così banale da non essere probabilmente all’altezza di un mago della comunicazione (sia chiaro senza alcuna ironia), probabilmente Mourinho aveva solo bisogno di chiudere il cerchio. Dopo aver attaccato i giocatori per il pareggio con il Servette, c’era prima bisogno di spostare velocemente l’attenzione su altri bersagli alla vigilia e poi trovare il modo per ridimensionare o addirittura scusarsi - si offenderà Mourinho per questo? - senza farlo esplicitamente. Già, perché qual è il sottinteso? Ora parlo nella mia lingua, perché nella vostra non mi capite o fate finta di non capirmi.

L’operazione, per la verità, è riuscita solo parzialmente. Perché anche la tesi finale - non concedo fair play a chi ha un giocatore che non conosce il fair play - non è da Mourinho. Nel suo post partita in portoghese, si è dimenticato (o forse no) di dire una parola sull’arbitro. Anzi, su arbitro e Var. Perché Marcenaro e Di Bello sono stati perfetti, sul rigore e sull’espulsione di Boloca rivista velocemente al monitor. Sarebbero bastate cinque parole soltanto. "Ho sbagliato, sono stati bravissimi": dài José, come si dice in portoghese?

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