Ramon Monchi è arrivato a Roma il 24 aprile 2017. Doveva essere, nelle intenzioni dei tifosi e di Pallotta, il ds capace di replicare a Trigoria il modello Siviglia, scrive Chiara Zucchelli su "La Gazzetta dello Sport": sempre a ridosso delle prime in campionato, vincente in Europa, giocatori valorizzati dal vivaio o presi a due lire e rivenduti a peso d’oro.
rassegna stampa
Monchi, eurosfida nostalgia col d.s. che voleva una Roma super
Dal sogno Champions alla crisi e il ritorno a Siviglia. Ma lo spagnolo ha lasciato un grande regalo: Zaniolo
Il primo anno è stato quasi perfetto, gestisce benissimo il post Totti, plasma la squadra costruita da Sabatini con due-tre innesti di qualità (Kolarov, Ünder e Pellegrini, ma in fondo anche Schick) e con i suoi ragazzi sfiora la finale di Champions League.
In quell’estate, complice la cessione di Alisson al Liverpool, ha disposizione un budget importante, ma fallisce su tutta la linea. Schick, pagato 42 milioni l’anno prima dopo il fallimento della trattativa Mahrez, non esplode, gli acquisti di Karsdorp, Olsen, Nzonzi e Pastore sono un flop tanto tecnico quanto economico (quasi 80 milioni di cartellini, oltre 13 milioni netti di ingaggio), il rapporto con Pallotta diventa gelido, Di Francesco naufraga e con lui anche il direttore sportivo.
Di lui resta la delicatezza con cui ha provato a gestire la nuova vita di Totti, una semifinale di Champions conquistata e una scelta di mercato che risponde al nome di Nicolò Zaniolo. E’ Massara a segnalarglielo nell’ambito dell’affare Nainggolan - Inter, ma a Monchi bastano un paio di video per innamorarsene e dire subito sì.
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