«Un pareggio inquietante, non mi ricordo di aver visto mai una Roma così brutta. Avremmo potuto giocare anche 2-3 ore senza segnare». È il manifesto di un uomo, Rudi Garcia, che ha deciso di uscire allo scoperto, l’ammissione di una situazione di difficoltà che dura oramai da tre mesi, la sintesi di una Roma che si è persa per strada tra mercato fallimentare, gestione del gruppo e rapporti interpersonali. Ma è soprattutto la prima volta che la guida giallorossa, Garcia, inchioda la squadra pubblicamente di fronte alle proprie responsabilità. «Avevamo studiato la partita con il Chievo in un certo modo, ma è sembrato quasi che i giocatori non avessero neanche visto i video su cui abbiamo lavorato. In certi casi bisogna ascoltare, vedere bene, altrimenti si perde tempo. La squadra è stata scarsa. Non abbiamo alibi».
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E Mister X scarica la Roma «Inquietante brutta, scarsa»
Difendere, oramai sembra un verbo di casa a Trigoria, quasi come se ci si fosse arresi alle difficoltà e si sia capito che attaccare è impossibile, meglio salvare il salvabile
VIA GLI ORMEGGI Da condottiero navigato, Garcia per mesi ha difeso la squadra in ogni modo. Nascondendo anche le magagne, quei rapporti che si sono andati piano perdendo, quel «mutuo soccorso» (per dirla alla Walter Sabatini) che si è sgretolato strada facendo. Sperava in una sterzata, in un sussulto d’orgoglio, in uno scatto di personalità. O anche dignità, se preferite. Ed invece niente, la Roma ha sempre vivacchiato tra qualche strappo e molti dubbi, ma senza mai convincere. Fino a ieri, toccando a Verona il punto più basso dell’intera gestione del francese. Così Garcia ha mollato gli ormeggi, decidendo di venire allo scoperto. «Un pareggio che non so spiegarmi, non c’è stata neanche la rabbia delle ultime volte. È la prima volta da quando sono a Roma che non riconosco più la mia squadra. È arrivato il momento di parlarci, di dirci la verità. E di avere una reazione forte».
TRA ERRORI E PAURA Già, parlarsi. E vuotare il sacco, se la Roma vuole sperare non solo di conservare la Champions League, ma anche l’Europa più in generale (giovedì è attesa a Firenze per gli ottavi di andata). Perché questa Roma qui, se non cambia marcia, rischia di venire risucchiata presto da tutte le inseguitrici. Ieri sembrava smarrita, vittima o delle paure o di un mercato che ha regalato giocatori sbagliati e sopravvalutati. Sta di fatto, che il piano-partita era diverso e come in tutte le relazioni che scricchiolano, alla fine è saltato. «Dovevamo pressare alti, fare giocate alle spalle dei difensori del Chievo, trovare la profondità. Non ho visto niente di tutto questo. Se vogliamo andare avanti in Europa e difendere il secondo posto serve un’altra faccia. Giocando così, rischiamo seriamente la Champions».
AUTOCRITICADifendere, oramai sembra un verbo di casa a Trigoria, quasi come se ci si fosse arresi alle difficoltà e si sia capito che attaccare è impossibile, meglio salvare il salvabile. Ma il cigno come si è potuto trasformare in brutto anatroccolo? L’impressione è che dalla scorsa estate Garcia abbia perso strada facendo autorevolezza sul gruppo, complici anche alcune scelte e la gestione di determinate situazioni. «Stavolta abbiamo sbagliato tutti, io sono il primo a non esser riuscito a dare un volto migliore alla squadra – chiude il francese –. Ma i giocatori li difenderò sempre, spero solo che mi dicano che questa Roma è stata troppo brutta per essere vera». Già, è arrivato il momento di parlarsi davvero.
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