rassegna stampa

Missione Schick: torna in patria per prendersi Roma

LaPresse

La Repubblica Ceca aspetta il "suo" centravantia Plzen: "Troverò tanti amici, ma devo vincere"

Redazione

E allora la speranza è che a fargli bene sia soprattutto l’aria di casa. Perché a volte quella serve eccome, ti riporta agli umori dell’infanzia, ai ricordi dell’adolescenza ed ai sogni di quando si è ancora piccoli e spensierati. Ecco, domani Schick guiderà l’attacco della Roma per la sesta partita consecutiva e lo farà proprio a casa sua, in Repubblica Ceca, dove torna per la prima volta in carriera da avversario.

Da Praga a Plzen - scrive Andrea Pugliese su "La Gazzetta dello Sport" - è poco più di un’ora di macchina, in tutto 93 chilometri. E a Praga c’è un po’ tutta la famiglia di Schick, i suoi amici d’infanzia, gli affetti. Insomma, non è difficile intuire come alla Doosan Arena domani Patrik abbia tanti tifosi speciali. "Loro sono una buona squadra, per me è importante questa partita perché verranno a vedermi tanti amici, tutta la mia famiglia – ha detto nei giorni scorsi il centravanti giallorosso –. Mi scuseranno però, ma per me è fondamentale far bene con la Roma e vincere questa sfida". .

Plzen, comunque, è nel suo destino. E non solo perché prima del 5-0 inflitto all’andata, in questa Champions, aveva sempre perso contro il Viktoria, ma perché in quella città è nato e cresciuto Vitezslav Lavicka, l’allenatore che lo ha scelto e lanciato nel grande calcio. Era il 7 settembre 2014 e Lavicka lo spedì dentro, sul campo del Sokol Zivanice, in uno dei primi turni della coppa nazionale. Lavicka è uno che in Repubblica Ceca ha vinto tutto sia da giocatore sia da allenatore e che per Schick è un punto di riferimento.

Perché il mondo di Schick, in Repubblica Ceca, girava davvero tutto intorno al pallone. Da giovane gli scout internazionali facevano la fila per andarlo a vedere nelle giovanili dello Sparta Praga. "È il miglior talento che abbiamo mai avuto allo Sparta – racconta David Holoubek, all’epoca allenatore dell’Under 19 dello Sparta –. Mi ricorda Thierry Henry, con quel sinistro tocca la palla come pochi, ma ha bisogno di grande libertà in attacco". E proprio con il pallone ha cambiato i sogni da bambino, quando adorava invece l’idea di poter fare da grande il pasticcere. Ora, invece, adora il riso con il curry e i Chinaski, la band pop-rock che fa ballare un po’ tutti i teenagers della Repubblica Ceca. E chissà che tutto questo non gli susciti un sussulto d’orgoglio e non lo sblocchi definitivamente.