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Manolas: “Forti anche con le cessioni, vogliamo vincere. E della clausola si può discutere”

LaPresse

Il greco: "La Juventus ha tre squadre, è la più forte, ma questo gruppo ha bisogno di un trofeo. Gli addii? Parte sempre qualcuno, ma noi sappiamo restare in alto e l'anno scorso potevamo alzare la Champions. Allo Zenit non sono andato per i rubli"

Redazione

Kostas Manolas è diventato uno dei leader della Roma. Il gol contro il Barcellona, poi, l'ha inserito di diritto tra i simboli della storia recente giallorossa. Il greco ha rilasciato una lunga intervista al "La Gazzetta dello Sport". Ecco uno stralcio delle sue parole.

Le è mai capitato di pensare però che, se la Roma lo scorso anno avesse superato il Liverpool, in finale avreste potuto battere anche il Real e vincere la Champions League?

In una partita secca non si sa mai ciò che può succedere. Magari segnavamo per primi, o loro prendevano un “rosso”. Se fossimo stati in una serata come quella contro il Barcellona, avremmo potuto battere chiunque. Insomma, avremmo potuto alzare noi la Coppa....

È vero che lei si carica vedendo le immagini di quella partita?

Sì, è stato il giorno più bello della mia vita calcistica. Ma ovviamente non è stato solo merito mio. La fortuna è stata che il terzo gol l’ho fatto io, però nel calcio si vince tutti insieme.

La politica della Roma prevede ogni anno cessioni importanti e nuovi arrivi. Lei, rimanendo, ora è quasi un veterano. Sente la responsabilità di essere tra quelli che devono guidare il gruppo?

L’unica responsabilità che sento è di aiutare la Roma a vincere. Non mi sento leader, non sono il capitano. Non conta il fatto che sia qui da anni. Tutti siamo uguali nello spogliatoio. Ora sono venuti giocatori giovani e forti, che hanno bisogno del nostro aiuto. Io ci sono. Ma l’unica cosa che posso promettere è di dare tutto.

Le tante cessioni creano disagio per chi resta o possono essere uno stimolo per dare qualcosa in più?

Un anno fa abbiamo perso Salah, Rudiger e Paredes, quest’anno Nainggolan, Strootman e Alisson. Perdiamo sempre giocatori, ma la Roma rimane in alto. Una squadra non dipende mai da uno o due. Vero che sono partiti campioni – altrimenti non li avrebbero acquistati grandi squadre – ma ne sono arrivati di altrettanti forti. Certo, sono giovani, hanno bisogno di crescere, ma sono convinto che ci daranno una grossa mano.

Perché avete avuto un inizio così difficile? C'è stato bisogno di un ritiro per ricompattarvi?

Bisogna avere personalità per uscire da certi momenti, ma non penso che sia stato il ritiro a farci venir fuori. Per me anzi le cose diventano più difficili, perché non vedo la famiglia. Non è che in ritiro diventi più forte o ti cambia la mentalità. Per fortuna nelle ultime 4 partite abbiamo ritrovato il gioco e la compattezza in difesa. Speriamo di continuare, ma l’essere usciti dal tunnel dimostra che siamo forti.

La Roma ha una mentalità vincente?

Io sono qui da cinque anni e non ho ancora vinto niente. In passato invece avevo vinto sia all’Aek che all’Olympiacos. Questa squadra ha bisogno di vincere. Certo, la Juventus è sempre stata la più forte, ed anche quest’anno lo è. E’ difficile vincere lo scudetto, la verità è questa. Loro ogni anno prendono giocatori super e migliorano perché vogliono vincere anche la Champions. Però l’anno scorso, sbagliando solo una partita, a Liverpoool, siamo arrivati ad un passo dalla Coppa più importante. Perciò niente è impossibile. Io sono convinto che pian piano la mentalità vincente si possa costruire.

Allora ha ragione Totti quando dice che in campionato si gioca per il secondo posto.

Per me sì. La Juve ha tre formazioni, tutte fortissime. In panchina ha Bernardeschi, Douglas Costa, Dybala, Cuadrado, Benatia, Barzagli, Rugani. La Roma però deve restare tra quelle che mettono pressione restando attaccate fino alla fine, come abbiamo sempre fatto negli ultimi anni. Dietro i bianconeri, ci sono Roma, Inter, Milan e Napoli. Alla pari. E non vedo l’ora d’incontrare Ronaldo e tutti loro, perché a me piacciono le sfide.

Lei ha una clausola di rescissione di 36 milioni: non troppo alta per uno della sua caratura. Ridiscuterà il contratto per toglierla o alzarla?

Non sono mai stato contattato per farlo. Io ho ancora 4 anni di contratto. Comunque per me la clausola non è così bassa... Adesso il calcio è andato fuori dal normale, perciò se la Roma la considera non adeguata, mi può chiamare per discutere.

È vero che lei l’anno scorso non andò allo Zenit per un problema di cambio fra rubli e dollari?

Certo. Ho visto che tutto era in rubli, ho chiesto di cambiare e loro mi hanno risposto di no. Allora ho detto: “Guardate, se me ne vado, poi anche se fate come dico, non torno più”. Mi hanno confermato il no. Poi giorni dopo mi hanno richiamato, ma io non sono tornato. Era destino.

Pensa che potrebbe restare per sempre alla Roma?

Be’, se arrivasse una squadra come il Real o il Barcellona, a parte Totti che rifiutò, non c’è nessuno che non ci penserebbe. Poi bisognerebbe valutare le condizioni, perché non è facile per nessuno lasciare la Roma, ve l’assicuro.

È vero che dopo aver rinnovato il contratto, Totti le ha dato un (amichevole) calcio al sedere?

Francesco può fare quello che vuole, è amico mio. Lui è stato fondamentale per convincermi a restare. Ho parlato più con lui che con Monchi».

Lei pianse al suo addio al calcio: crede che ci sarà mai più in uno stadio un’emozione collettiva come quella?

Non lo so. Forse quando lasceranno Ramos o Messi».

A Schick servirebbe di stare un po’ con uno come Ibra per crescere nel carattere?

Patrik è forte, tecnico, veloce. Gli manca solo di dimostrarlo in partita. In campo deve mettere un po’ più di cattiveria. Occorre che segni per sbloccarsi, perché Roma non è una piazza facile. Ma bisogna aspettarlo, io sono convinto che verrà fuori, perché lui tecnicamente è fortissimo.

(A. Pugliese - M. Cecchini)