Roma-Inter sarà anche una sfida nella sfida sulla fascia destra della Roma. S'incontreranno, molto probabilmente, due brasiliani che giocheranno come ex delle rispettive avversarie.
rassegna stampa
Maicon-Dodò, l’intreccio degli ex
Sfida tra ex sulla stessa fascia del campo. Per il brasiliano della Roma è la prima volta da avversraio contro la squadra con la quale ha vinto tutto.
Maicon: Il giallorosso e la prima volta da avversario
A voler essere maligni, verrebbe quasi da pensare che il forfait nella trasferta di Mosca fosse tattico, studiato a tavolino, tanta è la voglia del brasiliano di giocare per la prima volta contro la sua Inter. A voler essere realisti, invece, la Roma può finalmente sorridere, perché il recupero di Maicon è in porto e con l’Inter Garcia ritroverà il suo miglior terzino, quello che in campo gli funziona da regista aggiunto, alle spalle di Pjanic (centrocampo) e Totti (attacco). Che poi arrivino l’Inter e Roberto Mancini è tutta un’altra storia, quella che Maicon ha vissuto per sei anni in nerazzurro, dove ha vinto praticamente tutto: 4 scudetti, 2 Coppe Italia, 3 Supercoppe, una Champions e una Coppa del mondo per club. In tutto undici trofei in cui Maicon ha lasciato sempre il segno, diventando uno degli uomini chiave del famoso Triplete del 2010.
QUI TRIGORIA Ieri Maicon ha fatto praticamente tutto l’allenamento, dopo aver assaggiato il campo già nella seduta di giovedì. Rudi Garcia gli ha chiesto di esserci, sa che con lui la Roma è tutta un’altra cosa, ritrova quella spinta e quel gas in fascia che gli mancano oramai dal 18 ottobre (con il Chievo). E ha già in mente il piano di utilizzo: in campo domani sera con l’Inter, a riposo sabato prossimo con il Sassuolo e di nuovo dentro il 10 dicembre con il Manchester City, all’Olimpico. In dieci giorni, in pratica, Maicon si troverà face to face con il suo passato più recente, tra Inter e City. Chiaro che sia un passaggio che Maicon non aveva voglia di saltare, anche perché troppo importante per il futuro della Roma. D’altronde, la scorsa stagione ha dovuto rinunciare a tutte e due le sfide con l’Inter (0-3 per la Roma al Meazza, 0-0 all’Olimpico) a causa di due infortuni, occorsigli sempre contro la Sampdoria. Questa volta ci teneva troppo, impossibile stare fuori ancora.
QUI PINETINA A Milano, d’altronde, è diventato in sei anni il terzino destro più forte del mondo. O quasi. Sei stagioni fatte di un rapporto speciale con Mourinho («È un artista», disse il brasiliano) e di tante battaglie, spesso proprio contro la Roma, condensate in quel botta e risposta del 2008 con De Rossi. «Sarò anche un rosicone, ma ci sono state 7-8 partite falsate. Nei due mesi di difficoltà l’Inter ha vinto come tutti sanno, con diversi episodi a favore...», disse De Rossi. A replicare fu proprio Maicon, oggi molto vicino a Daniele. «Lo scudetto è per lui, dedicato a De Rossi». Ma sei anni anche di esultanze, gol pazzeschi (come quello al derby nel 2009 o alla Juventus nel 2010, premiato come migliore rete della stagione agli Oscar del calcio) e qualche problemino. Come quando arriva alla Pinetina tardi e in condizioni poco sobrie (eufemismo). O quando nel 2012 il cognato fu investito alla Pinetina dopo un alterco con Sisenando e riportò la frattura della gamba. Poi decise di andare via, al Manchester, dove lo voleva Roberto Mancini. Già, proprio lui, l’uomo che sta cercando di risollevare l’Inter. Per la prima volta Maicon sfiderà entrambi da avversario. Stavolta, però, vuole vincere con la Roma.
Dodò: Talento e cultura Il nerazzurro ora è sbocciato
Nello spogliatoio erano seduti uno di fianco all’altro, domani in campo saranno uno di fronte all’altro. Cambia la prospettiva, ma sempre speculari saranno. Maicon, fascia destra preferita. Dodò, residente della fascia sinistra. Si affronteranno, si dribbleranno, si fermeranno regolarmente o no. Eppure fino a pochi mesi fa, alla Roma, erano «fratelli».
LA SUA CAPITALE E per Dodò sarà come riavvolgere il nastro, «incontrare una ex fidanzata» - disse in estate. Quella città che non lo ha mai adottato davvero. Arrivato a costo zero nell’estate del 2012 dal Corinthians insieme con Marquinhos, Dodò mostrò subito qualche problema a carburare. Problemi legati soprattutto alla condizione fisica non perfettamente recuperata dopo il grave infortunio al ginocchio sinistro (legamenti rotti, cicatrice marcata). Ad appesantire la situazione anche le voci che lo etichettarono come «cocco» del d.s. Walter Sabatini. Invece di essere un punto di forza, rischiò di diventare il suo punto più fragile. Luis Enrique e Zeman (sì, proprio il boemo) lavorarono molto con il brasiliano per migliorarlo sul fronte difensivo.
Era il classico esterno brasiliano con lo sguardo sempre proiettato in avanti senza lo specchietto retrovisore. Legò subito con il gruppo dei connazionali, specialmente con Castan, il suo vero amico nella Roma. Li si poteva trovare qualche volta ai Parioli, in un ristorante brasiliano. Poche le uscite di Dodò, tutto casa e Trigoria. Ragazzo schivo, timido, intelligente, preferiva i viaggi culturali piuttosto che le serate della movida romana.
turista, non viveur Appena poteva insieme con Castan e i brasiliani giallorossi saltava su un aereo e vestiva i panni del turista. Venezia, Parigi, Barcellona e Dubai alcune delle città visitate durante i due anni nella Capitale. Dodò, originario di Campinas, nord-ovest di San Paolo, nell’entroterra brasiliano, scelse di vivere in periferia a Roma, più vicino al mare piuttosto che al centro. Le due stagioni giallorosse non lo hanno mai visto pienamente in forma: l’infortunio subito in Brasile lo ha condizionato al punto che i tackle fino in fondo non li portava mai.
Quando nel maggio scorso si infortunò durante l’amichevole giocata contro l’Orlando City, scoppiò a piangere. «Stavolta non ce la faccio, ho finito di giocare», diceva distrutto dal dolore e segnato dalle lacrime. È tornato, più forte di prima. Rudi Garcia ha provato a dargli fiducia, utilizzandolo spesso a sinistra. Però quando è arrivata l’offerta dell’Inter, non si è messo di traverso. Il tecnico francese ha compreso la validità economica della proposta. E ha dato il via libera. Sabatini lo ha venduto «per salvargli la vita» e Dodò si sta ricostruendo la sua nuova vita calcistica a Milano. Tra Walter Mazzarri e Roberto Mancini è cambiato poco, lui gioca sempre. Domani sera avrà di fronte Maicon: «Non lo posso guardare che mi viene da ridere», twittò Dodò il 4 luglio scorso insieme in foto con Maicon. Speriamo che non scoppino a ridere in campo.
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