«Mai rinunciare a qualcosa a cui pensi ogni giorno», tweet firmato Edin Dzeko risalente soltanto a giovedì scorso. Il bosniaco non si tira indietro, non molla. La squadra è lontana parente di quella che, in estate, aveva immaginato e scelto, ma anche lui sembra essere lontano parente di quel giocatore che avrebbe dovuto far fare il salto di qualità al reparto e alla Roma tutta, scrive Chiara Zucchelli su "La Gazzetta dello Sport".
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Mai più così triste e solitario. Roma e Dzeko, ritrovatevi!
Alla Roma serve il miglior Dzeko, quello che deve mettere da parte altruismo e generosità e tirare fuori cattiveria e personalità. A Trigoria ne hanno un disperato bisogno
Di alibi Dzeko ne ha: un infortunio al ginocchio, una squadra incapace di produrre un calcio di livello, pochi palloni giocabili, tanta fase difensiva per dover dare una mano ai compagni e il naturale ambientamento in un paese e in un campionato diversi sono alcuni degli aspetti che hanno portato ai soli 3 gol del bosniaco fino a questo momento in Serie A. A questi si sommano i 2 in Champions, per un totale di 5 in 20 partite di cui 18 da titolare.
Il suo sogno è ancora quello di vincere anche a Roma, dopo Wolfsburg e Manchester City. Dzeko aiuta i compagni, si dà da fare, ma gli errori sottoporta cominciano a pesare sul rendimento della squadra. Alla Roma serve il miglior Dzeko, quello che deve mettere da parte altruismo e generosità e tirare fuori cattiveria e personalità. A Trigoria ne hanno un disperato bisogno.
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