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Ma quanto vale davvero la Roma? L’offerta di Friedkin era corretta

LaPresse

Pallotta ha rifiutato, ma la proposta del texano era in linea con i fondamentali economico-finanziari della Roma

Redazione

Pallotta ha respinto l’ultima offerta di Friedkin: 490 milioni più 85 di ricapitalizzazione. Ma quanto vale davvero la Roma? E il prezzo proposto dal texano è aderente alla realtà? Viene in soccorso la valutazione d’impresa redatta di recente da Kpmg. E la riposta alla seconda domanda è sì, scrive Marco Iaria su "La Gazzetta dello Sport".

Friedkin aveva sottoscritto a dicembre con la cordata di Pallotta, titolare dell’86,6% della Roma attraverso la As Roma Spv Llc, un contratto di esclusiva per l’acquisto della maggioranza. A causa del Covid-19 l’acquirente ha riformulato l’offerta: 575 milioni, di cui 490 come enterprise value e 85 di ricapitalizzazione. A fini del nostro ragionamento, il numero da considerare è quindi 490. L’enterprise value è la valutazione aziendale di una società ed equivale la somma degli apporti di capitale dei soci (equity ) e dei debiti. Tenuto conto dei debiti della Roma, pari a circa 300 milioni, il valore “grezzo” attribuito da Friedkin è di 190 milioni. Pallotta ha detto no. Se abbia fatto bene o male non possiamo stabilirlo noi perché il venditore è lui. Possiamo però giudicare l’offerta di Friedkin in linea con i fondamentali economico-finanziari della Roma. Secondo Kpmg la Roma valeva al 1° gennaio di quest’anno 602 milioni. Nel frattempo è scoppiata la pandemia.

La stessa Kpmg stima una svalutazione media per i club del 20-25% con un’incidenza maggiore per quelli che dipendono di più dal player trading e che sono più indebitati. Nel caso della Roma, ciò si traduce con una valutazione attuale attorno ai 450 milioni, che potrebbe tendere verso i 500 mettendo nel conto il progetto-stadio.

Già, tutto dipende da Pallotta e dalla cordata che rappresenta. L’offerta di Friedkin è stata rifiutata, tanto che l’advisor Goldman Sachs ha ricominciato a inviare il dossier in tutto il mondo, dall’America (si fa il nome di Joseph DaGrosa, presidente del Bordeaux) ai territori arabi. Un rifiuto, quello pallottiano, strettamente collegato a una valutazione costi-benefici. Finora l’esposizione degli azionisti americani ammonta a circa 330 milioni, tra acquisto delle quote (96 milioni) e versamenti nel club (232). Di fronte all’iniziale offerta di Friedkin si era parlato di una potenziale plusvalenza per Pallotta e soci di 90 milioni. Ora, invece, accettando i 490 milioni del texano, di cui 190 di solo equity, la compagine ci rimetterebbe circa 140-150 milioni, che però sarebbero un centinaio netti perché si risparmierebbero i 41 milioni del residuo dell’aumento di capitale, a quel punto di competenza di Friedkin.