Tutta la differenza tra passato e presente, in fondo, lo fanno due fotografie. Clic. La prima istantanea è del 14’ del primo tempo. Il piano di Spalletti è ad un passo dal materializzarsi: cross di Salah, velo di El Shaarawy ed Edin Dzeko si ritrova sul piede la palla del vantaggio, quella che potrebbe squassare emotivamente il Real Madrid. Il tiro del centravanti però non centra neppure lo specchio della porta. Deludente come tutta la sua stagione finora. Ci saranno poi un paio di altri sciupii clamorosi, ma l’eliminazione della Roma nasce qui, da uno Dzeko atteso come Godot ma perduto chissà dove.
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Ma Dzeko non doveva segnare i gol decisivi? Madrid preferisce Totti
Secondo clic. Al 29’ della ripresa tutto il Santiago Bernabeu scoppia nell’applauso più fragoroso della serata. I gol sono stati già consumati, la qualificazione è già blindata, ma sta succedendo qualcos’altro: entra in campo Francesco Totti. «Gli applausi mi hanno emozionato - ha detto il capitano giallorosso al termine del match -. Emozione indescrivibile. Ricordi bellissimi significa che al calcio hai dato tanto in questo stadio strepitoso. Sono campi particolari e tifoserie speciali. Sono mancate un po’ di cose stasera, mi godo questo momento e poi vediamo. L’ultima volta al Bernabeu. Poteva essere il mio stadio. Il Real è l’unico mio rimpianto»
E se il presente ringhia, a consolarsi con la storia prova anche il presidente Pallotta.«Venire al Bernabeu è stato fantastico. Peccato per la prima partita in cui si poteva ottenere un risultato diverso, ma abbiamo visto che possiamo giocare anche contro il Real. Totti? Ogni volta che entra in uno stadio fa sì che ci sia una “standing ovation”, a dimostrazione della sua capacità di emozionare». Tutto vero. Ancora oggi non sappiamo se il presidente cederà alla richiesta del capitano di giocare ancora un altro anno. Una cosa è certa: il Bernabeu ha votato sì. Basterà per prolungare la favola»
(M. Cecchini)
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