Nel calcolo dei danni su cui ragionano i presidenti un fattore consistente è costituito dagli ingaggi: l’operazione che vede impegnate le società (con l’aiuto di Deloitte, azienda di servizi di consulenza e revisione) è quella della stima dei mancati incassi. Ognuno con i suoi numeri partecipa a un monte stipendi complessivo della A da 1,3 miliardi. Per questo anche ai calciatori verrà chiesto di contribuire alla causa: l’idea fa parte di quel pacchetto di proposte di cui club e Figc già discutono. Al tavolo partecipa anche l’Aic, il sindacato di categoria che lunedì prossimo, nel terzo incontro dall’istituzione di un tavolo di lavoro specifico, riceverà un piano più dettagliato, scrive La Gazzetta dello Sport.
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Lunedì nuovo vertice Lega-Aic: un piano per la questione stipendi
Il sindacato dei calciatori ascolterà le proposte dei club che vogliono procedere: sospensione dei pagamenti nel periodo di inattività
"Il taglio degli stipendi? Lo faremo senza mortificare nessuno, lo dobbiamo fare ricorrendo a ipotesi di sospensione e riduzione, si sta cercando una sintesi tra le diverse posizioni – conferma Gravina, numero uno federale a Radio Sportiva –. L’interesse è salvare il campionato 2019-20 ma anche non compromettere la stagione 2020-21. Non possiamo in questo caso commettere l’errore di partire oltre metà agosto visto che poi ci saranno gli Europei".
L’idea della sospensione degli stipendi è stata raccolta nelle riunioni di Lega che hanno poi portato alla stesura di un documento condiviso dalla Federazione. La prima specifica è sui termini: oggi si parla di sospensione, non di riduzione. Un congelamento degli ingaggi, non un taglio definitivo. Almeno per ora. I giocatori sono dipendenti dei club, pagati per le loro prestazioni: “producono” allenamenti e partite, ma la loro attività è ormai da giorni azzerata.
L'altra opzione è richiedere ai giocatori uno sconto proporzionale. Esempio: per chi guadagna fino a 100mila euro ci sarebbe un taglio differente da chi ne guadagna fino a 500mila, e differente ancora da chi riceve più di un milione all’anno e così via, fino ad arrivare a una decurtazione percentuale del 30% sugli ingaggi più onerosi. Per quelli, al contrario, sotto i 50mila euro potrebbe intervenire la cassa integrazione o l’estensione di contratti di solidarietà.
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