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La Gazzetta dello Sport

Lukaku a Roma è un bel colpo ma non potrà risolvere tutto

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Non è vero che i grandi giocatori determinano da soli le fortune di una squadra
Redazione

La notizia è straordinaria. Lukaku che sbarca a Roma è qualcosa che segna questa sessione di mercato e costringe a rivedere griglie e pronostici per il campionato. Perché, scrive Alessandro Vocalelli su La Gazzetta dello Sport, stiamo parlando di un giocatore capace di far fare un salto di qualità a qualsiasi squadra. Dietro a questa straordinaria notizia - legittimamente accolta con un entusiasmo speciale dai tifosi - dietro a questa intuizione dei Friedkin c’è però l’aspetto tecnico da mettere a fuoco per avere una Roma, come è giusto, protagonista. Ecco perché Lukaku risolve in partenza almeno cinque problemi, così come cinque problemi deve risolvere Mourinho con il suo staff. Lukaku fa, come detto, cinque volte la differenza. Naturalmente e banalmente con i gol. Stiamo parlando infatti di un attaccante potente, forte di testa, devastante in area di rigore, bravo tecnicamente. Uno che sa far gol in tutti i modi e all’occorrenza sa crearseli anche da solo con le sue accelerazioni.

Ci sono attaccanti fortissimi che però non sono, dal punto di vista del carisma, eccezionali. Ce ne sono altri, come Lukaku, che aggiungono subito personalità. Sono dei trascinatori, capaci di soccorrere e portarsi dietro i compagni nel momento di difficoltà.

Con Lukaku l’arma del contropiede diventa devastante. Perché, sul lungo, è difficile trovare difensori in grado di stargli dietro. Quando succede, c’è spesso bisogno di assistenza. Con il risultato di scoprire varchi invitanti per chi arriva da dietro. L’autostima con Lukaku cresce di colpo. Perché come gli addetti ai lavori, con il suo arrivo, si sbrigano a ridefinire gli scenari, così tutti i suoi compagni sentono l’obiettivo, il traguardo, molto più a portata di mano.

Come dicevamo, però, sarebbe semplicistico immaginare che Lukaku, e vale per chiunque, possa rovesciare del tutto una squadra. Che già senza di lui avrebbe potuto fare molto meglio e ottenere molto di più con Salernitana e Verona.

Ecco perciò cosa tocca invece a Mourinho. A partire dalla ricerca dell’equilibrio: la Roma non ce l’ ha. L’anno scorso pensava soprattutto a difendersi, stringendosi intorno ai tre centrali (più due terzini molto prudenti). Con il risultato di faticare però terribilmente a far gol. Quest’anno ha provato a dare una maggiore assistenza, alzando la linea, finendo però - come si è visto a Verona - per scoprirsi enormemente.

Banalmente, ci vorrebbe un gioco migliore. Perché non è vero che i grandi giocatori determinano da soli le fortune di una squadra.

 

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