rassegna stampa

Lotito assediato: dopo Napoli anche Catania. Adesso rischia l’accusa di illecito

A sorpresa, in fondo all’ordinanza firmata dal gip Sebastiano Di Giacomo Barbagallo, spunta il nome del presidente della Lazio e consigliere Figc

Redazione

Un assedio: giustizia sportiva, Napoli e adesso Catania. Ultima solo in ordine cronologico, l’inchiesta sui «treni del gol» rischia di far deragliare la locomotiva Claudio Lotito. A sorpresa, in fondo all’ordinanza firmata dal gip Sebastiano Di Giacomo Barbagallo (che ha disposto 7 arresti, compreso Antonino Pulvirenti patron del club catanese), spunta il nome del presidente della Lazio e consigliere Figc. E non è un passaggio banale quello citato dal giudice per le indagini preliminari. Si riferisce a Catania­-Avellino 1­-0, considerata combinata dal pm Alessandro Sorrentino, tanto da fare richieste precise (restrittive?), forse pure a carico di Lotito. Richieste respinte dal gip per una questione soprattutto tecnica.

Eppure basta leggere l’ordinanza per capire la gravità della questione e delle possibili conseguenze. Anche perché se a livello penale la vicenda è in stallo, con la Procura che sta cercando il modo di superare i problemi evidenziati dal giudice (magari trovando riscontri dai prossimi interrogatori: iniziano domani), dal punto di vista della giustizia sportiva la situazione appare più fluida, con Palazzi in attesa di acquisire gli atti per poi passare ai deferimenti in tempi rapidi. E la questione potrebbe riguardare anche Lotito: slealtà o persino illecito (anche solo tentato) le ipotesi più concrete. Sì, perché di questo stiamo parlando: il presidente della Lazio, «influente membro del consiglio federale della Figc (come scrive il gip, ndr)», è interpellato da Pulvirenti (suo amico di vecchia data, Lotito lo fece eleggere consigliere di Lega di A nella «battaglia» politica contro la Juve di Andrea Agnelli) in modo che eviti la possibile retrocessione in Lega Pro del Catania. In che modo? Dovremmo leggere le intercettazioni per saperne di più, ma una idea ce la possiamo fare seguendo le parole scritte dal gip nell’ordinanza: «Pulvirenti e Cosentino (l’a.d. del club, ndr), in evidenti ambasce per la difficile situazione di classifica della squadra, ebbero a rivolgersi a Claudio Lotito con il quale si registrano numerosi contatti, precedenti e successivi la partita con l’Avellino, e al quale, espressamente, Cosentino riconosceva il merito di averne, in qualche modo, condizionato il risultato, ipotesi questa che la successiva attività investigativa non ha confermato e che tuttavia cozza logicamente con l’eventuale ­ ma alternativa ­ consapevolezza dei predetti di aver conseguito l’obiettivo tramite l’attività degli intermediari ai quali in seguito ebbero a rivolgersi sistematicamente».

Cerchiamo di rendere più «leggeri» e comprensibili questi passaggi. Il pm considera la partita (vinta 1­-0 dal Catania con un rigore contestato) alterata e mette sul piatto i contatti tra Lotito, Pulvirenti e Cosentino come prova madre. Le telefonate, quindi, non dovrebbero lasciare dubbi in questo senso e anche il gip fa notare come per Cosentino la gara sembrerebbe essere stata condizionata da Lotito. C’è un problema: quelle intercettazioni il pm non le può usare, come pure quelle relative alla sfida col Varese. Come mai? Perché l’inchiesta nasce da una denuncia di Pulvirenti, preoccupato per le minacce avute. Quindi è la parte lesa: per proteggerlo gli inquirenti gli mettono il cellulare sotto controllo. Solo dopo aver ascoltato le conversazioni, l’inchiesta vira e il patron del Catania finisce sotto accusa. Ma quando chiama Lotito non lo è ancora. Il gip fa poi notare che nei mesi successivi le indagini hanno evidenziato una associazione dedita alle combine continue, mentre di Lotito si perdono le tracce. Il pm sta cercando nuove prove per agire anche su Catania-Avellino, ma nel frattempo la giustizia sportiva potrebbe chiedere atti e intercettazioni (forse li avrà dalla prossima settimana), leggerli e fare le proprie valutazioni. Se saranno uguali a quelle del pm catanese, allora Lotito rischia una lunga squalifica che metterebbe fine alla sua arrampicata all’interno della Figc.

A proposito: il presidente Tavecchio segue la vicenda con molta preoccupazione e dopodomani ha in programma un vertice col procuratore Palazzi. Probabile l’accelerata sul deferimento di Lotito sul caso Iodice, ma pure un invito ad agire in tempi brevi su Catania. Tra l’altro potrebbe muoversi persino la Procura di Napoli, dove il patron della Lazio è indagato per estorsione, con le richieste degli atti ai colleghi siciliani. Nelle ultime settimane in Campania sono stati sentiti diversi presidenti di Lega Pro per confermare le accuse che vogliono Lotito in grado d’influenzare i campionati, facendo pressione sui club. Tutto nasce dalle avventate affermazioni su Carpi e Frosinone («se vanno in A è una rovina») registrate da Pino Iodice, d.g. dell’Ischia, il 28 gennaio. Un paio di mesi dopo Pulvirenti chiama l’amico consigliere federale: secondo il pm Sorrentino lo fa per chiedergli di salvare il Catania, club con 12 mila abbonati e dal grande seguito, dalla retrocessione. Ora, per avere il quadro completo manca un tassello: leggere i contenuti delle telefonate e procedere di conseguenza. Che a farlo sia Catania, Napoli oppure Palazzi, poco importa. Questa volta la locomotiva Lotito potrebbe davvero viaggiare su un binario morto.