La Roma ai romani: con il ritorno in panchina di ClaudioRanieri coadiuvato da Totti (fuori) e DeRossi (in campo). E una chiara responsabilizzazione dei giocatori a cui è stato tolto il catalizzatore di tutte le critiche degli ultimi mesi: Eusebio Di Francesco. È questo in sintesi il senso dell’estremo tentativo partorito tra Trigoria e Boston per salvare la stagione conquistando un posto per la prossima Champions. Il maledetto rigore negato a Schick sarà ricordato per sempre da Di Francesco: fosse stato fischiato come era giusto fare, oggi, nonostante le critiche per l’atteggiamento troppo difensivo, la Roma sarebbe probabilmente ai quarti di Champions e lui avrebbe salvato la panchina almeno fino giugno, forte dei più alti risultati sportivi giallorossi in Europa degli ultimi 35 anni. Ma i problemi del tecnico avevano radici più lontane. Come viene riportato da La Gazzetta dello Sport, già lo scorso anno la sua Roma, mai continua e brillante in campionato, aveva salvato la stagione solo grazie a una Champions da applausi. In estate la costruzione di una squadra diversa, più giovane e talentuosa ma meno ricca di esperienza e personalità, aveva fatto pensare che Di Francesco potesse tirare fuori il meglio dal gruppo e da sé stesso. Nonostante alcune scelte estive fossero state se non “subite” diciamo “accettate” come il ruolo imponeva. Purtroppo per lui la sua seconda Roma non ha trovato mai stabilità, viaggiando sulle montagne russe con delusioni cocenti. Oltre ai risultati non hanno convinto i continui mutamenti tattici per cercare una quadra mai trovata e ha pesato il fatto che molti giovani con lui non sono migliorati, altri giocatori si sono involuti e altri hanno reso poco o niente. Non è bastato il lancio di Zaniolo addirittura a Madrid e poi stabilmente titolare. Sarebbe però ingeneroso e sbagliato addossare solo al tecnico colpe che spettano molto anche ai giocatori, nonché alla società e al d.s. Monchi (ormai vicinissimo all’addio) che questa squadra hanno costruito. In una nota Pallotta ha ringraziato il tecnico per aver anteposto sempre gli interessi della Roma ai suoi: un onore delle armi che dice molto. Il Di Francesco uomo, tecnico e fedele dipendente della società non meritava di chiudere anzitempo questa sua avventura, ma neanche di stare sulla graticola ogni settimana. Era ormai convinzione dei dirigenti che, con la certezza della fine del suo rapporto con la Roma e un ambiente deluso e critico, Eusebio non sarebbe più riuscito a rialzare la squadra. Serviva una scossa e un traghettatore esperto che conoscesse l’ambiente e riportasse in primo piano il vecchio concetto sempre valido nei momenti di crisi: l’orgoglio romanista. L’identikit ha portato a Claudio Ranieri, uno che la Roma la ama. Forse adesso questo conta più del ricordo dell’epica Premier con il Leicester o le recenti sfortunate esperienze. Vedremo se basterà. Ci sono 12 partite e 36 punti. Poi però a prendersi la responsabilità di questa stagione deludente dovranno essere anche altri.
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L’orgoglio romanista e l’ultimo tentativo
La Roma al tecnico Claudio Ranieri per provare a salvare la stagione
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