rassegna stampa

Lo stadio dei ritardi, ma Friedkin potrebbe rilanciarlo

Nel dicembre 2012 Pallotta e Parnasi firmarono l’intesa. Ora il via libera al progetto può aiutare la vendita del club

Redazione

Era il 30 dicembre 2012 e quel giorno l’allora ceo della società, Italo Zanzi, disse sicuro: "La nostra previsione è di inaugurare l’impianto nel corso della stagione 2016-17".

L’idea apparve così poco peregrina che il presidente Pallotta aggiunse: "Spero che sia Totti a segnare il primo gol nel nuovo stadio». Quanto basta perché il capitano aggiungesse commosso: «È il coronamento di un sogno".

Lunedì prossimo, invece, saranno passati 7 anni esatti che sanciranno come, per il momento, il sogno sia rimasto tale, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport.

Intendiamoci, tantissimi passi avanti sono stati fatti e tantissimi placet burocratico-politici sono già stati incassati da parte di amministrazioni comunali di colore diverso tra loro. Eppure gli attuali dirigenti della Roma, in cuor loro, festeggerebbero se il prossimo anno fosse posta la prima pietra e lo stadio fosse aperto nel 2023.

Certo, molte cose sono cambiate, a cominciare dal progetto, drasticamente ridimensionato in cubature e modificato anche sul piano delle opere pubbliche.

La proprietà dell’area potrebbe passare nelle mani dell’imprenditore ceco Vitek, operazione che potrebbe aiutare la giunta Raggi, a marzo, a dare l’ultimo via libera. È ciò su cui sta contando Pallotta, nelle ultime settimane, per chiudere la forbice che separala sua richiesta dall’offerta di Dan Friedkin, il magnate texano (di origini californiane) che ha presentato un’offerta di circa 750 milioni per la Roma.

Dopo un sollecito avvio, la trattativa pare essere in fase di stallo, complice anche le festività natalizie che inevitabilmente rallentano anche lavori (di prammatica) senza cuore come le trattative finanziarie. Non tutto però è tramontato, e quindi è possibile che il 2020 giallorosso si apra nel segno di Friedkin.