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rassegna stampa

Lo scatto della Lega: iter velocizzato, nuovo protocollo già da Spadafora. Oggi l’esame del CTS

Il documento: no ai ritiri e controlli più frequenti. Con un contagio, la squadra andrà in quarantena continuando ad allenarsi

Redazione

La proposta del nuovo protocollo è partita di corsa, scrivono Alessandra Gozzini e Valerio Piccioni su La Gazzetta dello Sport. In un pomeriggio la Lega di serie A ha confezionato il documento poi condiviso con la Federcalcio e la sua commissione medica. Fatto sta che alle nove della sera di ieri, il ministro dello sport Vincenzo Spadafora ha ufficializzato di aver ricevuto il documento. Naturalmente non è che un’analisi del genere possa essere fatta in un attimo, quindi è da escludere una fumata bianca oggi. Però è chiaro che si procederà velocemente (3-4 giorni?).

Ma che cosa cambia nel nuovo protocollo rispetto al vecchio, quello del ritiro blindato senza contatti con l’esterno, fatto fuori dallo scetticismo di club e calciatori? Per cominciare: niente più bolla, niente più gruppo chiuso, si dorme a casa. A ogni sessione, ci sarà il termo scanner che misurerà la temperatura e chi ha più di 37,5 dovrà tornarsene a casa. Per arrivare però al dormire a casa, ci vogliono maggiori controlli. Più che altro, la frequenza. E quindi, si adottano in toto quelle indicazioni della Federazione Medico-Sportiva - una scelta "apprezzata" dal presidente Maurizio Casasco - che erano state messe da parte vista la "specificità" del calcio. Ma cambia anche la frequenza dei tamponi, che saranno effettuati ogni quattro giorni.

Ma la novità più grande riguarda il che cosa si farebbe (o si farà) in caso di positività. Dopo aver disposto l’immediato isolamento della persona, sarà tutta la squadra ad andarsene in isolamento per due settimane, ma all’interno del centro sportivo e proseguendo gli allenamenti.

Con la giornata tutta presa dalle vicende del nuovo protocollo, è finita in secondo piano la vicenda del passaggio degli allenamenti dalla forma "individuale" a quella "collettiva". Il Dpcm, annunciato e poi firmato dal premier Conte, non basta. Anche oggi i calciatori dovranno allenarsi soltanto in forma individuale.