rassegna stampa

«Luis Enrique resta il futuro della Roma»

(Gazzetta dello Sport) «I rivoluzionari muoiono sempre a vent’anni, anche quando non muoiono», recitava amaro Nino Manfredi nel film In Nome del Papa Re, sottolineando come la vita spesso «normalizzi» tutti.

Redazione

(Gazzetta dello Sport) «I rivoluzionari muoiono sempre a vent'anni, anche quando non muoiono», recitava amaro Nino Manfredi nel film In Nome del Papa Re, sottolineando come la vita spesso «normalizzi» tutti.

Be', sarà che nella Roma a stelle e strisce in tanti ormai sono un po' attempati, ma il down del dopo derby è così grande che vacilla anche l'ultima frontiera del cambiamento: vincere giocando bene. A rivelarlo è il d.s. Walter Sabatini, raccontando a Sky del clima visto a ieri Trigoria. «È una giornata plumbea, c'è molta mortificazione nei calciatori. La situazione è negativa per infortunati, squalificati e stato d'animo. Ho visto un po' giù anche Luis Enrique, che per la prima volta mi ha detto: "Il derby avrei voluto vincerlo anche giocando male"». (…)

 

«Pronto a restare» Ma il poema giallorosso conferma il suo Vate. «Luis Enrique non è stato mai in discussione, e non lo è neanche ora. È un grande allenatore, è il futuro della Roma, se lui lo vorrà. Non abbiamo incontrato né incontreremo altri allenatori». E a proposito di conferme, Sabatini scioglie le riserve. «Ora sono pronto a rimanere. L'ho capito dopo la sconfitta di domenica. Ho ancora molto lavoro da fare e sono pronto a firmare anche subito per un anno. Io ho dato la parola. A gennaio però ho fatto degli errori sul mercato. Avrei dovuto prendere un difensore centrale e un terzino, ma ho sottovalutato la cosa facendo un altro tipo di valutazioni e per questo me ne assumo la responsabilità».

Niente deroghe All'orizzonte ora c'è il Palermo, un club tra l'altro a cui Sabatini è molto legato affettivamente e, si sussurra, anche per particolari intrecci di mercato. «Un mio ritorno? Adesso il problema non si pone. Da parte mia c'è stima e affetto nei confronti di Zamparini. Il nostro rapporto si è interrotto perché c'è qualche spigolosità caratteriale tra noi. Lui non sopporta le sconfitte senza colpevoli e quindi spesso ragiona sulle sensazioni. Adesso però non ci possiamo permettere deroghe. La Roma deve dimostrare di essere squadra anche quest'anno, fatte salve per le integrazioni che faremo la prossima stagione e su cui stiamo già lavorando. Sappiamo che quest'anno forse non centreremo nessun obiettivo, ma intanto pensiamo a diventare una squadra competitiva. I tifosi si devono fidare, c'è una grande volontà e anche le qualità per poter essere migliori». Intanto la Roma, ormai pragmatica come tutti, prova ad ottenere uno sconto sulla squalifica di Osvaldo. «È corretto togliergli un turno. Noi non abbiamo mai sollevato problemi su decisioni disciplinari, se ora riteniamo di opporci è perché ci sono gli estremi».

Tutti a colloquio Detto che Sabatini e Baldini hanno avuto colloqui singoli con i calciatori «guai a mollare adesso», è stato Luis Enrique a parlare alla squadra nello spogliatoio. In linea generale, questi sono stati i suoi concetti: sono contento del modo in cui avete interpretato il derby, ci avete messo intensità e impegno. Ora però dobbiamo mettere da parte la delusione e rialzarci subito. C'è tanto lavoro da fare. Proprio vero, anche perché ieri gli esami hanno evidenziato una lesione di primo grado al bicipite femorale della coscia sinistra per Pjanic. Starà fermo per circa tre settimane e quindi rischia di perdere i match con Palermo, Genoa e Milan. (…)