rassegna stampa
Ljajic, altro che nutellino Firenze adesso ha paura
«Adem ha un talento enorme, ora sa che può essere devastante. È un esempio per tutti, ma non si deve addormentare»
Nutella e playstation per distrarlo e provare ad arginarlo stasera, quando tornerà per la terza volta da ex a Firenze, la sua Firenze. Quello che è stato un grido d’allarme per Mihajlovic, diventa goliardicamente un’arma per Montella, che scherzandoci su ha individuato la chiave per fermare la voglia e la fantasia di Adem Ljajic. Già, perché dopo che Sinisa fu chiaro ai tempi in cui il talento serbo era alla Fiorentina («La cioccolata lo fa ingrassare e il computer lo addormenta, deve smettere con entrambi»), Montella prova a scherzarci su, lui che più avanti gli ha ridato dignità umana e calcistica, trasformandolo da brutto anatroccolo in cigno luccicante: «Come si ferma Adem? Gli farò trovare in albergo Nutella e playstation». «Ci conosciamo talmente bene, Vincenzo voleva scherzare» risponde il serbo, alla vigilia di quella che resta la sua partita. Tre anni e mezzo in viola, del resto, non si possono dimenticare. Troppo intensi, troppo diversi in ogni loro angolo di vita.
La storia di Ljajic a Firenze si è divisa tra le carezze di Prandelli («Da fermo pochi calciano come lui»), i rimproveri di Mihajlovic (che salvò però dall’esonero in un Fiorentina-Brescia, 3-2 in rimonta con gol decisivo di Adem), i cazzotti di Delio Rossi (in casa contro il Novara) e l’empatia con Montella. È proprio con lui, infatti, che Ljajic è rinato, trascinando la Fiorentina fino alle soglie della Champions League. Una storia fatta di qualche bizza, molti vezzi, gol d’autore e quel soprannome, «nutellino», che gli venne affibbiato proprio dopo le parole di Mihajlovic. Un pezzo del cuore di Adem è rimasto da queste parti, all’ombra di Ponte Vecchio, e lui non lo ha mai nascosto. «Un giorno ci tornerò a vivere», ha detto più di una volta, considerando che a Firenze ha conservato anche casa. Per ora ci torna e regala dispiaceri, visto che nei due precedenti una volta (lo scorso anno) ha regalato l’assist decisivo a Nainggolan e a gennaio ha segnato il gol del pareggio giallorosso. Un modo come un altro per esaltarsi, ma sempre senza esultare. È una questione di amore, ma anche di rispetto.
Stasera, però, Garcia ha bisogno soprattutto di lui per ritrovare la sua Roma. «Adem ha un talento enorme, ora sa che può essere devastante — dice il francese —. È un esempio per tutti, ma non si deve addormentare». Ci risiamo, ancora con la storia del sonno, della bambola, un po’ come Mihajlovic, quasi come gli studenti che hanno talento ma non si applicano. E invece Ljajic quest’anno si applica eccome, visti i 9 gol (8 in campionato e uno in Europa League). Dovesse segnare anche stasera, tra l’altro, stabilirebbe il record personale di marcature con una maglia (16), proprio come con la Fiorentina (al Partizan si fermò invece a 11). «Mihajlovic mi diceva sempre di essere più egoista — dice il serbo —. Gli attaccanti devono esserlo, ma se vedo un compagno libero preferisco un assist al gol».
E allora, assist o gol, l’importante è che la Roma si sblocchi. E Ljajic per questo è fondamentale, non a caso ieri Garcia se lo coccolava come un figlio. «Nel calcio ci sono momenti in cui le cose non vanno bene, ma dobbiamo tornare sul nostro livello — continua Adem —. Se lo faremo andrà bene, vogliamo passare il turno e uscire a testa alta da questo momento, tornando a giocare come prima. E non credo alla storia che questa squadra sia bloccata psicologicamente». La risposta la darà il Franchi. Del resto, lì Ljajic si sente ancora come a casa.
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