Nel momento in cui si è materializzato il Liverpool sulla strada per la finale di Champions, Roma è diventata una città immobile tra presente e passato. Dalle 13 di ieri è come se il tempo si fosse fermato, scrive Chiara Zucchelli su "La Gazzetta dello Sport": tra radio e social, tra occhi lucidi e emozioni, il 30 maggio 1984 non è mai stato così vicino. E pazienza se i tempi cambiano, se la società ha privilegiato gli abbonati e ha messo prezzi alle stelle per la vendita libera (più di qualcuno ha gradito poco) o se il settore ospiti del Liverpool non è così grande: per un giorno i romanisti, padri e figli, si sono ritrovati in un abbraccio unico che ha bloccato il tempo. Ieri è iniziata la prelazione: sono già più di 5mila i tifosi che hanno preso il biglietto. C'è tempo fino a martedì, poi toccherà agli altri. L'Olimpico aspetta sold out e record di incassi.
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Liverpool, ahi. Ancora tu? “Fa sempre male ma stavolta…”
Emozioni, paura e tanta voglia di rivincita. La Roma aspetta i Red: "Non è impossibile"
"Mi avete rovinato l'infanzia - il commento di Andrea su Facebook - Ora vorrei che per mio figlio non fosse la stessa cosa". I romanisti ci credono, al grido di "difficile sì, impossibile no". Qualcuno scrive a Salah per dirgli che "se non era per noi non stavi al Liverpool". Altri raccontano di fioretti. John Arne Riise, il doppio ex, dice che farà una maglia "metà dei Red e metà della Roma". In ottica derby, inevitabile la battuta: "Meno male che abbiamo evitato il Salisburgo".
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