Più che l’Internazionale nera del tifo e le gesta dei «nostri» ultrà (due laziali ieri arrestati per lancio di oggetti ai poliziotti), il Viminale da lunedì ha messo nel mirino i comportamenti di calciatori, allenatori e dirigenti. Sembra un paradosso, in realtà ha una logica.
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L’ira del Viminale: «Atteggiamenti inopportuni»
Il Ministero ha giudicato sballate le dichiarazioni della vigilia di Garcia, provocatorie le magliette a fine gara di Totti, censurabili i gestacci di De Rossi
Contro la libera circolazione delle persone nell’Unione Europea niente si può (e si deve) fare. Sabato gli ultrà del Verona ospiteranno al Bentegodi i colleghi del Kaiserslautern, impossibile evitarlo. E nemmeno si può vietare con le norme vigenti ad un cittadino polacco di acquistare da casa sua un tagliando di curva Nord. Si sarebbe potuto evitare, forse, che i cinquanta del Wisla Cracovia provocassero i romanisti prima della partita, ma non sarebbe bastato un centinaio di poliziotti e a quanto sarebbe salito il conto degli agenti in servizio?
FATE I BRAVI - Molto di più, dicono dal Viminale, si può fare per educare le società a comportamenti più opportuni. In questo senso la Roma, che pure brilla per collaborazione con le autorità, è finita nel mirino del ministero, che ha giudicato: sballate le dichiarazioni della vigilia di Garcia, provocatorie le magliette a fine gara di Totti, censurabili i gestacci di De Rossi, pericolosa la presenza di noti ultrà della Sud in tribuna Monte Mario, quasi a contatto con i tifosi della Lazio: come hanno avuto i biglietti quei gentiluomini?
Il Viminale punta il dito soprattutto contro i dirigenti, sono loro che devono indicare ai giocatori cosa non è opportuno fare. Come hanno fatto gli juventini dopo la finale di Coppa Italia: decine di ultrà erano pronti a invadere il campo nei festeggiamenti, allora ai bianconeri è stato suggerito di non spingersi fin sotto la curva. Detto, fatto.
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